cesso è reso possibile da un particolare enzima, la
trascrittasi
inversa
. Il DNA ottenuto potrà dunque duplicarsi e integrarsi
nel DNA della cellula ospite, dove può rimanere latente anche
per periodi di tempo molto lunghi.
I virus a RNA, dotati della trascrittasi inversa, sono anche
detti
retrovirus
; essi
“infrangono” il dogma centrale
della
biologia, che riteneva come unico flusso di informazione pos-
sibile quello che porta dal DNA all’RNA alle proteine.
Nei retrovirus si attua invece la retrotrascrizione dell’RNA
in DNA
e solo dopo questo passaggio il flusso di informazione
procede come previsto dal dogma centrale (
fig. 50
). Caratteri-
stica dei virus a RNA è che le
RNA-replicasi
coinvolte nella
sua duplicazione
non correggono gli errori
: ne deriva che le
mutazioni sono molto frequenti e si accumulano, rendendo
l’evoluzione dei virus assai più rapida di quella degli organismi
infettati. Ciò si riflette direttamente sulla patogenicità virale:
i cambiamenti sono così rapidi da eludere i sistemi di difesa
dell’ospite. Ecco il motivo per cui compaiono rapidamente
ceppi varianti capaci di resistere agli anticorpi che il sistema
immunitario produce in seguito alle vaccinazioni.
Tra i farmaci antivirali ve ne sono alcuni che agiscono
impedendo al virus di liberarsi del capside nel momento in cui
il virus cerca di penetrare nella cellula ospite. Nel caso dei re-
trovirus, bersaglio privilegiato nella messa a punto di farmaci
è la trascrittasi inversa, assente nell’uomo. Una molecola usata
dal nostro organismo per difendersi dai virus è l’
interferone
,
prodotta dal sistema immunitario e oggi ottenibile attraverso
le tecniche di ingegneria genetica.
C
hiave
di
lettura
Dire che i virus siano le più semplici forme di vita oppure una
combinazione di proteine e acidi nucleici incredibilmente com-
plessa ma di natura strettamente chimica, dipende anche dalla
concezione che ciascuno di noi ha della vita.
In ogni caso, essi hanno avuto un ruolo importante nella nostra
evoluzione favorendo la sopravvivenza degli individui meno
sensibili o resistenti ai loro attacchi e inserendosi nel nostro
patrimonio ereditario, dimostrandosi così
intimamente legati
al nostro destino
.
Sembra che il
10% del nostro DNA provenga da retrovi-
rus
che milioni di anni fa avrebbero infettato i nostri antenati.
Se restano silenti e non causano danni è perché la proteina
KAP1
dirige l’attività di un gruppo di altre proteine il cui scopo
è quello di inibire l’espressione delle sequenze virali presenti
nel nostro DNA.
Si è scoperta nella placenta umana la proteina virale
sincitina
:
nei topi, “spegnendo” il gene della sincitina, la placenta si for-
ma ugualmente ma risulta piccola e deforme, provocando la
morte degli embrioni. Allora, alcune di queste proteine virali
potrebbero avere influenzato, nel corso dell’evoluzione, lo svi-
luppo embrionale dei mammiferi?
Ciò che non è ancora chiaro è se la presenza virale rappre-
senti un “incidente di viaggio” nel corso dell’evoluzione o se
abbia un suo significato, in termini di sopravvivenza, ancora
da scoprire.
ezione
E
j
Le basi molecolari dell’ereditarietà: genetica ed evoluzione
S
40
DNA
RNA
proteina
trascrizione
traduzione
retrotrascrizione
replicazione
Fig. 50
I retrovirus sembrano infrangere il dogma centrale della biologia. Tipico esempio è il virus HIV (Human Immunodeficiency Virus),
responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS); sono retrovirus anche tutti i virus vegetali, il virus della rosolia, quello
del morbillo e dell’influenza.
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Il virus dell’immunodeficienza umana (HIV)
Human immunodeficiency virus (HIV)
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