IV
Atlante del corso
I
segnali acustici
sono molto diffusi nel
regno animale; l’uso dei suoni presenta il
vantaggio di poter essere utilizzato al buio e
nell’acqua. Inoltre possono veicolare una
grande varietà di messaggi: per esempio, l’al-
terazione nello stato emotivo di un individuo
può essere segnalata da variazioni nella
modulazione dei suoni.
I feromoni
Nella
comunicazione di tipo chimico
un
individuo produce particolari sostanze in gra-
do di influenzare il comportamento di altri in-
dividui, appartenenti alla stessa specie. Que-
sti messaggeri chimici, detti
feromoni
, sono
in grado di agire su lunghe distanze e, a dif-
ferenza del suono, richiedono un bassissimo
consumo di energia. Inoltre, i feromoni non
vengono rilevati da altre specie, predatori
compresi
(figura 7)
.
Si distinguono due categorie di feromoni:
evocanti e innescanti. I
feromoni evocanti
stimolano un’immediata e manifesta risposta
comportamentale, trasmettendo messaggi
del tipo “questo posto è mio”. Le formiche
che avanzano in fila indiana verso il cibo
seguono una pista marcata con un feromone
liberato da qualche loro compagna che inten-
deva segnalare la posizione del cibo.
I
feromoni innescanti
alterano invece la
fisiologia dell’animale ricevente, penetrando
nel suo corpo per via olfattiva o addirittura
attraverso il tratto digerente. Quasi tutti i
feromoni di questo tipo influenzano lo stato
riproduttivo del ricevente. Essi, per esempio,
sono essenziali per il mantenimento di
società complesse come quelle delle termiti,
delle formiche e delle api. In una popolazione
di api mellifere, la regina produce un feromo-
ne innescante, la “sostanza della regina”, che
inibisce lo sviluppo ovarico delle api operaie,
perciò non permette loro di raggiungere la
maturità sessuale.
Molti feromoni sono stati riprodotti per
sintesi in laboratorio e vengono utilizzati in
agricoltura per controllare la riproduzione di
insetti nocivi.
I
segnali tattili
, che implicano il contatto
fisico, sono sfruttati in vari modi, in particola-
re per costituire e mantenere i legami sociali tra
i membri di un gruppo. Tra i
primati
, le attività
gestuali, come spidocchiamento, baci, sfrega-
menti col naso, carezze, rivestono un’impor-
tante funzione sociale
(figura 8)
.
•
Qual è il ruolo della comunicazione negli
animali?
•
Con quali modalità gli animali comunicano tra
loro?
•
Quali sono le due principali categorie di fero-
moni?
CAPITOLO
16
Il comportamento animale
281
6.
Segnali visivi passivi
Questa lucer tola
sudamericana mostra i
colori brillanti del gozzo per
avvisare gli altri animali di
non avvicinarsi.
7.
La comunicazione
chimica
Per indirizzare le
compagne verso una fonte
di cibo alcune termiti
costruiscono un tracciato di
feromoni.
(a)
(b)
8.
La comunicazione tattile
a)
Una femmina di babbuino spulcia un cucciolo. Questa attività (detta
grooming
dagli
etologi) non ha solo la funzione di tenere pulito e in ordine il pelo dell’animale, ma
rafforza i legami sociali.
b)
Due chiocciole del genere
Helix
impegnate in effusioni preliminari che culmineranno
nell’accoppiamento.
FOCUS
Primati
Ordine dei mammiferi che
comprende le scimmie
antropomorfe (scimpanzé,
gorilla, oranghi ecc.), uomo
compreso.
Che cosa sono i feromoni
e come agiscono?
?
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CAPITOLO
12
La biodiversità
Gli eucarioti: le piante
SEZIONE D
194
195
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er
ciclo vitale
si intende la sequenza degli eventi che si
verificano nella vita di un organismo a par tire dallo stadio di
zigote
(cioè la sua prima cellula, derivata dalla fusione dei gameti)
fino alla riproduzione e quindi alla generazione successiva. Il ciclo
vitale delle piante è caratterizzato da un’
alternanza di
generazioni
, o per meglio dire di
fasi
: una fase diploide e una
fase aploide. Che cosa vuol dire? Vuol dire che la pianta adulta (per
esempio il bel ciliegio della foto a destra in basso) formata da
cellule diploidi (fase diploide)
, e chiamata
sporofito
,
produce per
meiosi
le
spore
, cioè
cellule aploidi
dotate di
corredo cromosomico dimezzato.
Le spore aploidi prodotte dallo sporofito vengono disperse e, su
terreno adatto,
germinano
, cioè si riproducono dando vita al
gametofito
.
Il gametofito è quindi la
fase aploide
del ciclo vitale della pianta.
Il gametofito produce i
gameti
, che si formano all’interno di
strutture riproduttive (quelli che per gli animali sarebbero gli
organi riproduttori) maschili e femminili. La fusione di un
gamete
femminile
(la
cellula uovo
) e di un
gamete maschile
(la
cellula spermatica
) costituisce la
fecondazione
e dà vita a un
nuovo sporofito (di nuovo, fase diploide), che crescendo darà vita,
nel nostro caso, a un altro esemplare di ciliegio, chiudendo così il
ciclo.
Lo sporofito e il gametofito hanno impor tanza diversa nel ciclo
vitale a seconda del tipo di piante. Nelle
piante non vascolari
,
come i muschi, il gametofito è la generazione dominante, cioè
quella in cui la pianta ha le dimensioni maggiori. Nelle
piante
vascolari
, come felci, le conifere e le piante a fiori o angiosperme,
la forma dominante è lo sporofito.
I
l ciclo vitale delle piante con fiori o angiosperme
Le
angiosperme
sono le piante vascolari più diffuse. Contano oltre 250 000 specie, adattate alla vita
negli ambienti più disparati, dai più caldi e aridi fino ai terreni saturi d’acqua delle latitudini più
settentrionali.
Il
fiore
è la struttura riproduttiva che ha pa l’embrione; successivamente il fiore si trasforma in frutto,
che contiene i
semi
. Il fiore, inoltre, facilita l’impollinazione, affidata alla dispersione attraverso l’aria, ma
anche per mezzo di animali, in par ticolar modo gli insetti.
Lo
stame
è l’organo riproduttore
maschile: esso consiste di un filamento in
cima la quale si trova un contenitore
chiamato
antera
: all’interno di ogni
antera sono contenute le cellule diploidi
che dividendosi per meiosi danno origine
alle spore maschili aploidi.
Il
pistillo
è l’organo riproduttore
femminile; esso consiste di tre
par ti: l’
ovario
, sormontato dallo
stilo
, un tubicino sottile che in
alto si allarga a formare una
superficie appiccicosa, lo
stigma
.
Nelle angiosperme,
l’impollinazione consiste nel
trasferimento di polline da
un’antera allo stigma.
Alla base del pistillo,
l’
ovario
è la camera
che racchiude
completamente le
cellule uovo immature.
I granuli di
polline
vengono prodotti
dalle spore per
mitosi. Ciascun
granulo di polline è
un microscopico
gametofito
maschile
.
Glossario
Cellule aploidi
cellule in cui il corredo
cromosomico (numero dei cromosomi) è
ridotto alla metà
Cellule diploidi
cellule in cui il corredo
cromosomico è intero
Corredo cromosomico
numero dei
cromosomi di cui ciascuna cellula di un
organismo è dotata
Gameti
cellule aploidi la cui fusione produce
uno zigote diploide
Gametofito
fase aploide del ciclo vitale della
pianta che viene coinvolta nei processi
riproduttivi dando origine ai gameti
Meiosi
modalità di divisione delle cellule che
danno origine ai gameti maschile e femminile,
ciascuno dei quali è dotato di un corredo
comosomico (numero dei cromosomi)
dimezzato
Mitosi
modalità di divisione delle cellule che
danno origine a due cellule identiche alla cellula
madre
Spore
cellule aploidi dotate di un rivestimento
che le rende capaci di sopravvivere anche in
condizioni ambientali difficili
Sporofito
fase diploide del ciclo vitale della
pianta che produce le spore
Zigote
sinonimo di cellula uovo fecondata dalla
cellula spermatica: è il prodotto della fusione di
due gameti, maschile e femminile
fecondazione:
produzione
dello sporofito
meiosi:
produzione
di spore
meiosi
gametofito
(fase aploide)
sporofito
adulto
(fase diploide)
mitosi
mitosi
gamete maschile
(cellula spermatica)
gamete femminile
(cellula uovo)
Dalla cellula uovo immatura si
originano per meiosi le spore:
dividendosi per mitosi esse danno poi
origine al
gametofito femminile
.
Quando matura, il gametofito
femminile prende il nome di
sacco
embrionale
. All’interno del sacco ci
sono di solito otto cellule, una delle
quali è la
cellula uovo
.
L’ovulo fecondato si trasforma in
seme
,
all’interno del quale si sviluppa l’embrione; le
pareti dell’ovario si trasformano nel
frutto
.
A maturità, il frutto si stacca dalla pianta
madre e disperde i semi in esso contenuti. In
condizioni favorevoli i semi germoglieranno e
l’embrione si svilupperà in una nuova
pianta
.
Quando un granulo di polline si posa sullo stigma, produce un
tubetto
pollinico
che si prolunga nello stilo e penetra nell’ovario, entrando in un
ovulo. In tal modo un nucleo spermatico feconda la cellula uovo e si
ottiene lo zigote diploide che diventerà poi un
embrione
.
antera
filamento
stame
pistillo
spora
gametofito
femminile
il ciliegio è una pianta angiosperma
cellula uovo
tubetto pollinico
stigma
polline
(gametofito
maschile)
zigote
frutto
Alternanza
di generazioni
seme
seme in
germinazione
spora
cellule diploidi
maschili
stigma
stilo
ovario
polline
mitosi
meiosi
fecondazione
pianta adulta
(fase di
sporofito
)
IL CICLO DELLE PIANTE
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La biodiversità
SEZIONE D
162
SCHEDA
COLLEGAMENTI EVOLUZIONISTICI
Le comunità microbiche: i biofilm e i microbial mats
Come molti esseri viventi
anche i microrganismi vivono,
molto spesso, aggregati tra di
loro a formare strutture
complesse in cui ognuno
svolge il suo ruolo. Questi
aggregati di cellule
sono delle
vere e proprie
comunità
microbiche
a cui gli scienziati
hanno dato nomi diversi a
seconda delle loro
caratteristiche.Tra le più
comuni ci sono i
biofilm
e i
microbial mats
.
I biofilm
La placca che si forma sui
denti è un esempio di biofilm,
così come lo è il “tappo” che si
forma nei tubi o negli scarichi
dei lavandini o, ancora, la patina
verde e scivolosa che ricopre
le rocce bagnate dall’acqua di
un torrente.
I biofilm si formano in ambienti
umidi, quando le cellule
batteriche aderiscono alle
superfici grazie alla produzione
di particolari sostanze viscide e
appiccicose di natura
polisaccaridica. Non importa la
natura della superficie: plastica,
metallo, smalti, materiali di
natura organica; basta che ci
siano l’umidità e i nutrienti
necessari per far proliferare le
cellule. Biofilm sono stati
trovati sul fondo degli oceani e
nei deserti, in ambienti molto
caldi, come i geyser, e in
ambienti freddissimi come i
ghiacci perenni dell’Antartide.
Possono essere formati da un
solo tipo di batteri o, come più
spesso accade negli ambienti
naturali, da un miscuglio di
batteri di specie diverse, funghi,
alghe, lieviti e protozoi
mescolati a particelle e detriti.
Nella placca dentale, ad
esempio, sono state identificate
più di 500 specie di batteri!
In natura i biofilm svolgono
ruoli ecologici molto
importanti: sono alla base della
dieta di molti animali più
grandi, come le larve degli
insetti che, a loro volta sono
mangiate dai pesci; i biofilm
che si trovano in suoli
contaminati contribuiscono alla
degradazione delle sostanze
inquinanti; associati alle radici,
aiutano le piante ad assorbire i
nutrienti dal suolo; associati alle
mucose degli animali, come le
vie respiratorie, aiutano a
proteggersi dalle infezioni.
Tuttavia i biofilm possono
causare non pochi problemi
all’uomo: proliferano su
strutture industriali, soprattutto
condutture e scarichi che si
trovano in ambienti acquosi,
diminuendone l’efficienza; si
formano all’interno del corpo
dove causano infezioni spesso
resistenti ai farmaci.
I microbial mats
Anche i microbial mats sono
delle comunità microbiche, ma,
a differenza dei biofilm,
contengono soprattutto
procarioti fotosinetici
dalla cui
attività dipendono tutti gli altri
microrganismi presenti nella
comunità. Il nome, che significa
letteralmente “tappeto di
microbi” rende l’idea della
grandezza di queste strutture
che generalmente appaiono
come strati orizzontali di
batteri piuttosto estesi, oppure
come tozzi pilastri rocciosi,
costituiti, in realtà, da sedimenti
depositati dagli stessi batteri.
Un esempio classico di questo
secondo tipo di strutture sono
le
stromatoliti
: si tratta di
microbial mats costituiti in
buona parte da cianobatteri
(figure 2 e 3). Alcune di queste
strutture sono considerate la
testimonianza dei primi
organismi comparsi sulla Terra:
la più antica risale a circa 3,5
miliardi di anni fa.
3
Microbial mats ricoprono il terreno arido del deserto dell’Arabia Saudita.
2
Gli stromatoliti di Shark Bay, in Australia, considerati tra le più antiche
bioformazioni del pianeta.
I
Un biofilm cresce anche su strutture come il travertino, una roccia calcarea
di origine sedimentaria.
Biologia della cellula
SEZIONE B
58
Come è diventato biologo?
Per caso. Al momento di scegliere l’uni-
versità un amico – ora docente di biolo-
gia molecolare – mi fece un ragionamen-
to convincente. “Se ci iscriviamo a una
facoltà umanistica il mondo della scien-
za ci rimarrà sconosciuto, se scegliamo
una disciplina scientifica potremo conti-
nuare a leggere narrativa.” Sono stato
fortunato: è andata proprio così e ho tro-
vato un mestiere che mi piace molto.
Come si svolge la sua giornata?
Da noi l’attività di ricerca si svolge in
due modi. In laboratorio, dove si lavo-
ra sui campioni biologici – per quanto
ci riguarda soprattutto campioni umani
– e si isola il DNA per poi studiarlo con
metodi biochimici. A ciò segue una fase
di analisi dei dati e di verifica statistica
delle ipotesi. Gli studenti che si laurea-
no da noi imparano un po’ a lavorare
nel laboratorio molecolare e molto ad
analizzare i dati e a verificare ipotesi
attraverso simulazioni, cioè a ricostrui-
re con l’aiuto del computer la possibile
storia evolutiva dei soggetti che studia-
no e a cercare così di comprenderne le
caratteristiche genetiche.
Poi c’è l’attività didattica, oggi suppor-
tata da materiale molto buono disponi-
bile su Internet. E poi, purtroppo, c’è
un grande carico di lavoro burocratico.
Quello che ci interessa,
come evoluzionisti, è perché gli
organismi sono quel che sono e
come sono arrivati a esserlo.
A che cosa serve la genetica
evoluzionistica?
Studiare l’evoluzione serve prima di tutto
a capire l’evoluzione, una disciplina così
bella che merita di essere studiata per se
stessa. Grazie allo studio dell’evoluzione
stiamo capendo da dove veniamo (noi
uomini: dall’Africa) e chi erano i nostri
antenati recenti. E stiamo arrivando a
scoprire anche i nostri antenati più lon-
tani, quelli che l’uomo ha in comune con
gli scimpanzé, o con tutti i mammiferi, o
addirittura con tutti gli esseri viventi.
Al di là di questo, molte applicazioni in
campo medico e farmacologico dipendo-
no da scoperte fatte da biologi evoluzio-
nisti. Per esempio, il modo in cui ogni
anno cambia il virus dell’influenza è un
bellissimo esempio di evoluzione, che
possiamo comprendere e, in qualche
misura, contrastare sviluppando nuovi
vaccini, grazie ai metodi e alle intuizioni
di Charles Darwin, che pure non cono-
sceva i virus né li poteva conoscere. Nel
lavoro scientifico il materiale prodotto
all’interno di una disciplina viene spesso
riutilizzato, magari con finalità comple-
tamente diverse, in un’altra.
Ci parli di una ricerca che ha svolto
di recente.
Da alcuni anni siamo impegnati nello
studio del DNA antico. Nel 2004 abbia-
mo pubblicato la prima descrizione del
DNA degli Etruschi e nel 2006 un’ana-
lisi nella quale sono stati messi a con-
fronto con le popolazioni moderne. Gli
Etruschi erano una popolazione euro-
pea, proprio come noi, ed erano geneti-
camente simili a noi. Questo però non
basta; se fossero gli antenati diretti, per
esempio, dei toscani, tanti aspetti del
loro DNA dovrebbero essere identici a
quelli delle attuali popolazioni toscane.
Abbiamo scoperto che non è così. Ma
allora, che fine hanno fatto gli Etruschi?
Una possibile spiegazione è legata al
fatto che le tombe da cui sono stati
prelevati i campioni studiati sono tutte
riccamente decorate. Questo era l’uni-
co modo per identificarle con certezza
come tombe etrusche, contenenti resti
etruschi. Ciò significa, però, che il
campione studiato non è casuale, ma
coincide con gli Etruschi ricchi, che
potevano permettersi tombe di questo
tipo. Ora, è possibile che gli Etruschi
PROFESSIONE
BIOLOGO
La genetica evoluzionistica
La genetica studia come, con il DNA, le nostre caratteristiche biologiche si
trasmettono attraverso le generazioni. La teoria dell’evoluzione cerca di
capire come organismi diversi siano derivati, nel corso del tempo, da ante-
nati comuni. Queste due discipline, sviluppatesi indipendentemente a par-
tire dal XIX secolo, si sono riunite in un’unica disciplina che si può chiama-
re genetica evoluzionistica.
Il genetista evoluzionista
Guido Barbujani
Professore di Genetica al
Dipartimento di Biologia
dell’Università di
Ferrara. Svolge la sua
attività di ricerca
scientifica nel campo
della genetica di
popolazioni,
occupandosi in
particolare della
formazione del pool
genico europeo e delle differenze
genetiche tra i gruppi umani, argomenti
sui quali ha pubblicato numerosi lavori
scientifici. Si occupa di divulgazione
scientifica. Ha pubblicato anche tre
romanzi.
❛❛
❛❛
In
Professione biologo
un’intervista a chi
ogni giorno si occupa di argomenti di
frontiera della biologia di oggi.
Le
domande
nel colonnino verificano subito
l’apprendimento.
Il
glossario
interno definisce termini nuovi
o impor tanti per la comprensisone.
La rubrica
Focus
propone domande brevi
di verifica del testo.
Le schede
Collegamenti evoluzionistici
propongono argomenti di attualità
nell’ottica del quadro evolutivo dei viventi.
In sintesi
riassume per paragrafi i contenuti
di ogni capitolo, sottolineandone gli aspetti
concettuali più impor tanti.
Le
Verifiche di fine capitolo
sono ar ticolate per
paragrafo e per tipologie.
La rubrica
I punti caldi
propone
esercizi di elaborazione delle nozioni
apprese ampiamente illustrati.
Tavole doppie a carattere
infografico
illustrano eventi o processi
approfondendo alcuni temi curriculari.
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O
video
animazioni e attività
interattive
flashcard
test interattivi
di fine capitolo
La biodiversità
SEZIONE D
244
1.
Le principali
caratteristiche
dei funghi
I funghi sono formati
da strutture
filamentose dette
ife
,
che nel loro insieme
prendono il nome di
micelio
. Nei funghi i
nuclei sono
generalmente
aploidi
e si formano strutture
diploidi
in
alcune fasi della riproduzione sessuata.
➤
La cellula dei funghi ha una parete caratterizzata dalla
presenza di
chitina
, un polisaccaride presente anche in alcuni
animali come gli insetti e i crostacei.
➤
I funghi sono
eterotrofi
. Alcuni funghi sono
parassiti
, altri
sono
saprofiti
, cioè si nutrono di resti di organismi mor ti.
➤
La riproduzione è generalmente
asessuata
. I funghi
possono riprodursi anche sessualmente soprattutto in
condizioni di stress ambientale.
2.
La classificazione dei funghi
I
chitridiomiceti
sono funghi acquatici che producono spore
dotate di flagello. Sono probabilmente i funghi più antichi dai
quali si sono evoluti gli altri phyla.
➤
Gli
zigomiceti
sono
caratterizzati dalla presenza
di sporangi di colore nero
nei quali sono prodotte le
spore.
➤
Gli
ascomiceti
comprendono molte specie
che si sviluppano sui detriti
vegetali e sui tronchi degli
alberi, oltre alle muffe che
crescono sui cibi in
decomposizione. A questo gruppo appar tengono anche i
lieviti
, che sono funghi unicelullari.
➤
I
basidiomiceti
comprendono i
funghi a cappello e le vesce. A
differenza degli altri funghi si
riproducono più frequentemente per
via sessuata.
➤
Nel phylum dei
deuteromiceti
sono riuniti i funghi nei
quali non è mai stata osservata una riproduzione sessuata.
Comprendono forme molto diverse tra loro tra le quali
alcune hanno notevole impor tanza per l’uomo, come i funghi
del genere
Penicillium
.
3.
I funghi e gli
altri organismi
I
licheni
sono
associazioni simbiotiche
tra
funghi
e
alghe
unicelllulari
o
cianobatteri
. Insieme
questi organismi
formano un’unità vivente
autosufficiente e molto resistente, tanto da poter colonizzare
ambienti del tutto privi di altre forme di vita.
➤
Le
micorrize
sono il prodotto della simbiosi tra funghi e
piante. I funghi si sviluppano all’interno delle radici della
pianta, alla quale cedono acqua e minerali che essi assorbono
dal terreno, e ricevono in cambio i prodotti della
fotosintesi
.
➤
I funghi svolgono un ruolo molto impor tante negli
ecosistemi
quali
organismi decompositori
. Grazie alla
digestione extracellulare i funghi liberano nel terreno
nutrienti come il carbonio, l’azoto, i composti del fosforo e
altri minerali che possono essere assunti dalle piante.
➤
Molti funghi hanno grande impor tanza per la vita
dell’uomo. Alcuni sono dannosi perché sono causa di
malattie delle piante
che distruggono interi raccolti o perché
determinano
malattie nell’uomo
.
Altri sono molto
utili, come i funghi da
cui si ricavano
antibiotici
o i lieviti
utilizzati per la
produzione di molti
alimenti.
In Sintesi
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Verifiche di fine capitolo
La biodiversità
SEZIONE D
168
I domini dei procarioti
Sottolinea la risposta esatta o l’esatto
completamento di ogni frase
1. Secondo le ricerche piú recenti i procarioti sono
classificati:
a. in un solo regno;
b. in due regni diversi;
c. in due diversi domini.
2. Qual è l’ordine di grandezza di una comune
cellula procariote?
a. da 0,2 a 10 millesimi di millimetro;
b. da 0,2 a 10 milionesimi di millimetro;
c. da 2 a 10 miliardesimi di millimetro.
3. Il dominio
Bacteria
comprende:
a. tutti gli organismi procarioti;
b. tutti gli organismi unicellulari;
c. alcuni organismi procarioti.
4. Il dominio
Archaea
comprende:
a. batteri e archibatteri;
b. tutti gli archibatteri;
c. alcuni archibatteri.
5. La presenza di peptidoglicano nella parete
cellulare consente di attribuire con certezza
una cellula procariote a:
a. il dominio
Bacteria
;
b. il dominio
Archaea
;
c. a nessun gruppo sistematico: occorrono altre
caratteristiche.
6. La classificazione dei batteri e quella degli
archibatteri attualmente tiene conto di:
a. forma della cellula, modalità di locomozione,
esigenze nutritive;
b. modalità di riproduzione;
c. storia evolutiva di ciascun gruppo.
Le caratteristiche dei procarioti:
la forma, le strutture cellulari e la
riproduzione
Associa i numeri che contrassegnano
i termini con le lettere che contrassegnano le
definizioni
7.
cocchi
a. colonie formate da grappoli
8.
bacilli
b. batteri con forma a spirale
9.
streptococchi
c. batteri con forma a bastoncino
10.
stafilococchi
d. colonie formate da lunghe
catene
11.
spirilli
e. batteri con forma a virgola
12.
vibrioni
f. batteri di forma sferica
2.
1.
Completa i seguenti enunciati con
i termini mancanti
13.
La parete cellulare di alcuni batteri è rivestita da
una ....................................................................... adesiva
formata da ......................................... e proteine.
14.
Le forme coloniali di questi batteri formano sottili
pellicole che aderiscono alle superfici dette
.......................................................................
15.
In condizioni ambientali sfavorevoli molti batteri
hanno la capacità di formare
....................................................................... che contengono
materiale genetico e
.......................................................................
16.
I procarioti generalmente si dividono con un
processo detto ............................................................
17.
Nel processo di ............................................................ si ha il
trasferimento di materiale genetico da una cellula
donatrice a una cellula
.......................................................................................... Il materiale
genetico è costituito da una piccola molecola
circolare di DNA, detta
..........................................................................................
18.
I ............................................. sessuali sono strutture
specializzate con cui la cellula donatrice avvicina a
sé la cellula ricevente per facilitare il processo di
.............................................
Completa lo schema
19.
Riconosci le diverse par ti della struttura di
locomozione di un procariote e scrivi il loro nome.
......................
................
.......................
................
................
................
................
................
................
................
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CAPITOLO
12
Gli eucarioti: le piante
Osserva e rispondi
Gli organismi riprodotti nelle fotografie sono i rappresentanti delle principali suddivisioni del regno vegetale:
briofite, pteridofite, gimnosperme, angiosperme.
Prova ad assegnare ciascuna fotografia al corretto gruppo sistematico.
Poi, usando dei pastelli colorati, traccia delle linee chiuse che raggruppino le fotografie in modo da evidenziare i
seguenti insiemi:
- colore blu: piante che possiedono semi
- colore rosso: piante che possiedono tessuti conduttori
- colore verde: piante che compiono la fotosintesi clorofilliana
- colore marrone: piante che producono spore aploidi traspor tate dal vento
- colore viola: piante che possiedono fiori
- colore giallo: piante che producono polline
- colore grigio: piante in cui il gametofito predomina sullo sporofito
Completa la figura
Inserisci correttamente nella figura
i nomi elencati in ordine alfebetico
qui sotto.
antera, ovario,
petalo, sepalo,
stimma, filamento,
peduncolo, pistillo,
stame, stilo
Rifletti e rispondi
Una par ticolare briofita, lo sfagno, è responsabile della formazione di un habitat caratteristico dei terreni umidi
nei climi temperati: la torbiera. La torba è un deposito formato da resti vegetali parzialmente decomposti, che si
accumula in condizioni di assenza di ossigeno in terreni saturi d’acqua. Essa rappresenta il primo stadio della
formazione del carbone. È utilizzata come combustibile, come concime, ed anche per altri usi: si deve al fumo di
torba, ad esempio, l’inconfondibile aroma “affumicato” del whisky scozzese!
Gli sfagni attecchiscono sul terreno umido, e mentre l’apice
continua a crescere la porzione basale muore e si trasforma in
torba. Questo processo dura millenni: in condizioni di clima mite
e umido ogni anno si forma uno strato spesso 1 mm.
Rispondi ora alle seguenti domande:
a) quello qui fotografato è il gametofito o lo sporofito dello
sfagno?
b) di che colore sono i fiori dello sfagno?
c) con quale organo lo sfagno assorbe l’acqua dal terreno?
d) in quanto tempo si forma uno strato di torba spesso mezzo
metro?
3.
2.
1.
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I punti caldi
test interattivi
di paragrafo
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