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T.1
Alfred W. Crosby
Lo sconcerto
degli europei di fronte
al Nuovo Mondo
Autore:
Alfred W. Crosby (1931-vivente),
storico americano
Testo tratto da:
Lo scambio colombiano.
Conseguenze biologiche e culturali del
1492
, Einaudi, Torino 1992, pp. 4, 8-12
Data della prima pubblicazione:
1972
Sviluppatesi in un reciproco isolamento, la civiltà
europea e quelle amerinde erano cresciute attra-
verso percorsi evolutivi differenti. Al momento
del loro contatto tali diversità rappresentarono
un elemento di profondo sconcerto sia agli occhi
degli indigeni che a quelli dei
conquistadores
.
Nel tentativo di rendere ragione di tale sconvol-
gente novità, entrambi cercarono di attingere al
sistema di riferimento rappresentato dalle proprie
credenze religiose. Per gli europei risultò però
particolarmente difficile ritrovare sia negli autori
classici sia, soprattutto, nella Bibbia – a quell’epo-
ca fonte prima di ogni verità – il riferimento a un
mondo così strano e totalmente all’oscuro della
rivelazione cristiana. Il problema di conciliare
l’universalismo cristiano – l’idea cioè che l’intera
umanità fosse la destinataria del messaggio di
salvezza di Cristo – con l’esistenza di un mondo
che sembrava addirittura derivare da un’origine
diversa, portò vicino a forme di eresia e spianò la
strada alla schiavitù.
I contrasti tra i due mondi eccitavano la cu-
riosità europea. Infatti non tutto era differen-
te: le palme americane erano simili a quelle
africane e il giaguaro era simile al leopardo.
Ma perché c’era sempre qualche piccola dif-
ferenza? E come si spiegavano quelle grandi?
Perché nelle Americhe non c’erano cavalli né
bestiame? Perché nelle Indie Occidentali non
c’erano quadrupedi più grandi della volpe?
Anche i mercanti di schiavi che erano stati in
Africa o i mercanti di spezie che erano sta-
ti in Asia asserivano che in America l’ignoto
prevaleva di gran lunga sul noto.
L’Europa era emersa dal Medioevo con due
sistemi di conoscenza – quello cristiano e
quello aristotelico – capaci, secondo i segua-
ci ortodossi (e ben pochi sospettavano che
potesse esistere qualcosa oltre l’ortodossia),
di spiegare tutto, compreso il primo e l’ul-
timo istante della storia o l’intero sviluppo
dell’uovo fino alla nascita del pulcino. Ma tali
sistemi si sono dimostrati incapaci di spiega-
re i fatti del Nuovo Mondo. Sulla base della
logica, ad esempio, Aristotele aveva suppo-
sto che la zona equatoriale della terra fosse
così calda da impedire la vita. Ma nel 1570
José de Acosta
1
, viaggiando verso l’America
col sole allo zenit, aveva sentito tanto freddo
da dover correre al sole a scaldarsi: «Cos’altro
potevo fare se non ridere di Aristotele e della
sua filosofia meteorologica...». La
Storia natu-
rale
di Plinio
2
, nonostante i suoi trentasette
volumi, non cita mai il lama. […]
La Bibbia era la fonte principale di ogni co-
noscenza e il libro della Genesi conteneva
tutto lo scibile sull’origine del cielo, della
terra, degli angeli, delle piante, degli anima-
li e dell’uomo. C’era un unico Dio e un’uni-
ca creazione. Dio, offeso dal genere umano,
aveva provocato un immenso diluvio in cui
erano perite tutte le creature, uomini inclusi,
eccetto quelle salvate dall’arca di Noè. Que-
sto mito sembrava sufficiente a spiegare la
diversità di tutte le forme di vita – vegetale,
animale e umana – conosciute dagli Europei
fino al termine del XV secolo. Ma le scoper-
te di Colombo e De Gama demolirono le
convinzioni europee schiacciandole sotto il
peso di mondi interamente nuovi. Il proble-
ma di spiegarsi l’Africa e l’Asia era arduo, ma
non insormontabile. Dopotutto gli Europei
sapevano da sempre dov’erano quelle terre e,
pur non avendomai visto gli elefanti, ne ave-
vano sempre sentito parlare. Ma chi s’era mai
sognato l’America? La peculiarità del Nuovo
Mondo chiamava in causa l’intera cosmogo-
nia
3
cristiana. Se Dio aveva creato tutte le for-
me di vita in una settimana in un unico luo-
go, dal quale poi le creature s’erano disperse
su tutta la terra, perché le forme di vita erano
diverse nei due emisferi orientale e occiden-
tale? Se tutti gli animali e gli uomini, eccet-
to quelli dell’arca, erano annegati e se tutte
le creature esistenti discendevano da quelle
scampate al diluvio, perché sulle sponde op-
poste dell’Atlantico gli uomini e gli animali
erano diversi? Perché non esistevano bradipi
tridattili
4
nelle regioni tropicali dell’Africa e
dell’Asia, e perché i pagani del Perù adora-
vano Viracocha invece di Baal
5
o di qualche
altro demone noto agli antichi Ebrei? Difen-
dere la versione ebraica dell’origine della vita
e dell’uomo significava «mettere molti dotti
cristiani in serio imbarazzo».
Alcuni cristiani furono tentati di ricorrere
al concetto di più creazioni, ma la massa
credeva alla monogenesi
6
: d’altra parte non
c’era altra scelta perché la teoria della crea-
zione sorreggeva tutto il mondo cristiano. Ad
esempio, quale validità avrebbe avuto la bolla
papale del 1493 che concedeva alla Spagna
la sovranità su «tutte le isole e le terreferme
trovate o ancora da trovare, scoperte o anco-
ra da scoprire» nell’Atlantico occidentale, se
gli abitanti di quelle terre non fossero stati
veri uomini e vere donne e quindi soggett
alla giurisdizione papale? Il famoso
Requeri
miento
del 1512 che i
conquistadores
, su ordin
dei monarchi spagnoli, dovevano leggere agl
Indiani prima della battaglia per giustificarn
il successivomassacro e l’assoggettamento fi
nale, si apriva con la seguente affermazione
«Il Signore Dio nostro, vivente ed eterno, h
creato il cielo e la terra e ha creato un uom
e una donna di cui tu e io, e tutti gli uomin
della terra, siamo discendenti...» In quant
progenie di Adamo ed Eva gli indigeni ame
ricani erano soggetti al Papa e quindi, tra
mite la donazione papale dell’America all
Spagna, a Ferdinando e Isabella.
«PER GLI EUROPEI È DIFFICILE
COMPRENDERE IL NUOVO MONDO,
CHE NON CORRISPONDE A QUANTO
SCRITTO NELLA BIBBIA»
Ma sebbene il papato, imperterrito, mante
nesse la convinzione che il libro della Genes
conteneva tutta la paleontologia
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necessari
a un cristiano, non c’era verso di far quadra
re l’America con la Genesi. A quanto si dice
nel 1520 Filippo Paracelso
8
, mentalment
gravato da ben pochi dogmi, dichiarò ch
nessuno avrebbe potuto facilmente sostene
re l’opinione secondo cui «gli uomini trovat
in quelle isole remote... siano discendenti d
Adamo ed Eva... È più probabile che siano l
progenie di un altro Adamo». E sebbene Jos
de Acosta fosse un sacerdote, i contrasti fra l
creature del Vecchio e del Nuovo Mondo l
condussero alle soglie dell’eresia. Egli scriss
che in America esistevano mille specie diver
se di uccelli e bestie selvatiche dalla form
e dal nome totalmente sconosciuti, e di cu
perciò non si trova menzione né fra i latini
né fra i greci, né in qualunque altra nazion
del mondo. Egli dunque avanzava l’ipotes
di un’altra genesi: «Forse Dio ha fatto un’al
tra creazione di animali».
1.
Sacerdote ed esploratore, autore di una
Stori
naturale e morale delle Indie
.
2.
Lo scrittore romano Plinio il Vecchio (23-7
d.C.) fu autore di una
Naturalis Historia
, un’ope
ra enciclopedica di storia naturale.
3.
Teorie sull’origine del mondo.
4.
Mammiferi sudamericani con artigli a tre dita.
5.
Viracocha è una divinità inca; Baal è una divi
nità mediorientale citata nella Bibbia.
6.
Origine unica di tutte le razze umane.
7.
Scienza che studia origine, evoluzione e distri
buzione degli organismi.
8.
Medico e filosofo svizzero (1493-1541) che me
scolava scienza e magia.
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