I metalli preziosi
che arrivano dall’America
finanziano le guerre
europee degli Asburgo
di Spagna.
Con la conquista del Perù, le dimensioni economiche
della scoperta mutarono: l’argento, che tutti i conqui-
statori avevano sognato di trovare, era stato finalmen-
te estratto in quantità enormi che venivano inviate in
Spagna. Nacquero così anche miti come quello dell’
El-
dorado
, una regione favolosa, ricca di oro, che si credeva esistesse nell’Ame-
rica meridionale, miti che attirarono avventurieri d’ogni genere, a stento
controllati dall’apparato burocratico spagnolo. Si introdusse legalmente la
mita
o lavoro forzato, in base alla quale gli indios dai di-
ciotto ai cinquant’anni potevano essere costretti a massa-
cranti turni di lavoro nelle miniere d’argento, durante i
quali morivano in grandissima quantità.
D’altra parte, le richieste dalla madrepatria di metalli pre-
ziosi erano così forti che le autorità spagnole non poteva-
no limitare veramente gli abusi contro gli indios. Le guer-
re che i sovrani della Spagna condussero in Europa dalla
metà del Cinquecento e nel Seicento – ne parleremo nel-
le prossime unità – per affermare il loro potere, per rea-
lizzare i programmi politici e religiosi del grande Impero
asburgico e della monarchia spagnola furono finanziate
con i proventi delle miniere americane.
I galeoni spagnoli carichi dell’argento proveniente dalle
miniere del Potosí
non si fermavano più a Siviglia: anda-
vano direttamente ad Anversa, dove li aspettavano i ban-
chieri che avevano fatto credito al sovrano. La storia dell’America, cioè la
vita di uomini e donne amerindi, si giocava ormai al di là dell’oceano, nei
contrasti della storia europea. E così sarebbe stato per secoli.
Bartolomé de Las Casas e
i domenicani condannano
l’uso della violenza per
convertire gli indios.
Fra gli europei qualche coscienza si ribellò di fronte al-
le atrocità perpetrate dai conquistatori a danno degli
indigeni. I primi a reagire furono i domenicani, un or-
dine religioso potente e ascoltato. Uno di loro,
Barto-
lomé de Las Casas
, dedicò la propria vita a difendere i
diritti degli indios
: raccolse documenti sulla storia della scoperta e della con-
quista – si deve a lui la conservazione del diario di bordo del viaggio di Co-
lombo del 1492 – e condusse con libri e prediche un’instancabile battaglia
per separare l’annuncio del Vangelo dall’uso della forza e dallo sfruttamento.
Las Casas sostenne, con le parole e con i fatti, che l’unico modo per diffon-
dere il Vangelo era la mitezza, nonostante l’opinione non solo degli
enco-
menderos
ma anche di molti missionari, secondo i quali l’aiuto delle armi
era decisivo per tenere sotto controllo la popolazione indigena e imporle
con la forza l’osservanza dei precetti religiosi. A Las Casas fu consentito di
condurre un esperimento di evangelizzazione senza armi: il territorio che
gli fu affidato si chiamò
La vera paz
(«La vera pace»). Le sue idee trovarono
violenta opposizione da parte degli
encomenderos
e di larga parte del clero.
In polemica con il filosofo
Juan Ginés de Sepúlveda
, che teorizzava l’in-
feriorità naturale degli indios giustificando la loro riduzione in schiavitù,
Las Casas sostenne con passione la tesi della maggiore nobiltà morale de-
gli indios e del loro modo di vivere rispetto a quella di chi si fregiava del
nome di cristiano. L’immagine dolce e ospitale del «selvaggio» descritto da
Colombo fu da lui contrapposta alla bestiale ferocia degli europei a caccia
di ricchezze, di donne e di schiavi (
❯
Le fonti della storia
p. 310).
La sua esaltazione del «buon selvaggio» (
❯
Approfondimento
p. 304) e la sua
appassionata critica della violenta sopraffazione ispanica lasciarono un se-
gno sia in America – ove fu nominato vescovo del Chiapas ed ebbe il tito-
lo di «protettore degli indiani» – sia in Europa. La sua negazione del dirit-
to religioso di conquista incrinava un fondamento ideologico essenziale
dell’Impero spagnolo. I suoi scritti, diffusi in tutta Europa – soprattutto la
Brevissima relazione della distruzione dell’America
(1542) –, impressero un
marchio d’infamia indelebile sulla conquista spagnola.
Glossario
Eldorado
Termine derivato dall’espressione spa-
gnola
el hombre dorado
, l’«uomo dorato», ossia
così ricco da vestirsi d’oro, sovrano del mitico Pa-
ese che da lui prese il nome.
Il lavoro di schiavi neri e indios nelle miniere
d’oro del Nuovo Mondo, in un’incisione dell’editore
e tipografo fiammingo Johann Theodor de Bry
(1528-98). L’incisore ignorava che la polvere d’oro
non viene estratta dalle miniere e, d’altronde,
l’estrazione del minerale argentifero era spesso
assai più penosa. Attorno alle miniere scoperte
nelle Americhe sorsero città estese e fiorenti:
Potosí, per esempio, nel 1570 contava già
120.000 abitanti ed era il più grande centro urbano
dei possedimenti spagnoli nelle Americhe.
Guerre europee della
Reconquista
:
- le terre tolte ai musulmani passano
alla corona
- il re le affida a chi ha contribuito
alla vittoria
soluzione esportata in America:
concessioni regie personali
e non ereditarie
indigeni sfruttati attraverso
la pratica del
repartimiento
giustificazione religiosa =
ideologia dell’evangelizzazione
istituto della
encomienda
L’EUROPA ESPORTA LE SUE FORME
DI DOMINIO
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