L’Impero azteco
controlla i territori
dell’America centrale.
Come i loro predecessori tol-
techi, che nell’XI e XII secolo
controllavano la maggior
parte dell’odierno Messico,
gli
aztechi
erano scesi dal Nord e avevano sop-
piantato con lunghe e sanguinose guerre le altre
tribù. Nel XII secolo si erano stabiliti su un’isola
del lago Texcoco, avevano bonificato le paludi
circostanti, creato isole artificiali coperte di orti e
giardini e costruito la loro capitale,
Tenochtitlán
.
A metà del XV secolo, gli aztechi avevano assun-
to una posizione di guida nel territorio mesoa-
mericano, estendendo le proprie conquiste dalle
coste del Pacifico a quelle dell’Atlantico. All’ini-
zio del Cinquecento, sotto
Montezuma I
, erano
giunti nel cuore dell’antico Impero maya, già da
tempo in decadenza.
L’Impero azteco non fu mai uno Stato unitario: al
tempo della conquista spagnola contava 38 pro-
vince autonome dal punto di vista amministra-
tivo e religioso, ma sottoposte al pagamento di
gravosi tributi in viveri, tessuti, manufatti e per-
fino in vittime umane per i sacrifici. Malgrado la
loro ricchezza e il grande sviluppo delle tecniche
agricole (bonifiche, irrigazioni, orti galleggian-
ti), gli aztechi non conoscevano né la scrittura
né l’uso della ruota, e la loro religione, basata su
una visione del mondo catastrofista e pessimista,
richiedeva numerosi
sacrifici
(spesso umani) per
placare l’ira di dèi maligni e irascibili.
Anche la società azteca, come quella maya, era articolata in classi. La no-
biltà era formata dagli appartenenti alle antiche aristocrazie tribali e alle
nuove aristocrazie, promosse per meriti militari. I sacerdoti, assai potenti
e temuti, partecipavano degli stessi privilegi dei nobili, e anche i mercanti
erano tenuti in gran conto. La maggior parte della popolazione lavorava
la terra che, peraltro, in caso di mancanza di eredi, tornava alla comunità
che la riassegnava a nuovi coloni. Alla base della piramide sociale vi erano
i servi della gleba, legati alla terra che coltivavano, e gli schiavi, la cui con-
dizione era garantita da una serie di diritti (non potevano essere venduti
senza il loro consenso, non potevano essere uccisi e i loro figli erano liberi).
Lo Stato inca occupa
un’ampia porzione
dell’America meridionale.
In origine il termine «
inca»
non stava a indicare un
popolo ma solo il suo capo, che secondo la leggenda
era figlio del Sole, mandato sulla terra per fondare la
capitale di quello che sarebbe diventato l’impero più
vasto dell’America, il cosiddetto «regno dei quattro punti cardinali». Fon-
dato dal mitico Manco Capac intorno al Mille, l’Impero aveva come capi-
tale
Cuzco
, sull’altipiano andino, nell’attuale Perù, dove c’era anche il Tem-
pio del Sole, il centro religioso più importante.
Da Cuzco gli incas, a partire dal XV secolo, si spinsero verso Nord e poi
verso l’Argentina e il Perù meridionale, creando così un
vastissimo e ric-
chissimo Stato
, solcato da strade lastricate e suddiviso in quattro regioni
governate da altrettanti membri della famiglia imperiale. A loro volta co-
storo demandavano il governo delle province a governatori e questi ultimi
ai funzionari dei villaggi. Qui gli abitanti dovevano versare i tributi ai capi
locali e a quelli centrali, lavorare la terra, offrire a turno la loro opera per
la manutenzione di strade e ponti e prestare servizio militare. In cambio
la comunità assicurava il mantenimento in caso di carestia e di malattia.
L’agricoltura era molto sviluppata (terrazzamenti e irrigazione) e le cono-
scenze matematiche, architettoniche e mediche assai raffinate.
Veduta della capitale inca, Cuzco, tratta dall’opera
Civitates orbis terrarum
, una raccolta di
illustrazioni di città di tutto il mondo pubblicata alla
fine del XVI secolo. Nel disegno emerge la pianta a
scacchiera del centro urbano, caratteristica della
tradizione inca.
Le società maya e azteca si basavano su una
struttura sociale rigida, al cui vertice stava
l’aristocrazia e alla cui base erano gli schiavi.
Nell’immagine, una rielaborazione della piramide
sociale maya risalente al XIX secolo.
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