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Giovanni Boccaccio
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Il pensiero e la poetica
bolo di un
pubblico «medio»
, non popolare né
intellettuale, incline a una letteratura di intrat-
tenimento, di argomento avventuroso, fantasti-
co e sentimentale.
In una prima fase della produzione giovanile,
Boccaccio attinge alle forme popolari del canta-
re e a quelle della letteratura cortese e roman-
zesca franco-provenzale, in voga alla corte na-
poletana. In seguito, tornato a Firenze, supera i
modelli cortesi e recupera le forme della tradi-
zione letteraria toscana (primo fra tutti, l’esem-
pio dantesco). Al centro della produzione giova-
nile si individuano elementi che troveranno poi
compiuto sviluppo nel
Decameron
: in particola-
re, l’
amore come potenza naturale
e la
lettera-
tura come salvifica consolazione
.
Dopo il
Decameron
, le opere boccacciane si orien-
tano, anche grazie all’amicizia con Petrarca, ai
modelli umanistici
. Boccaccio si dedica infat-
ti alla raccolta e alla trascrizione di testi classi-
ci e compone in latino opere di carattere erudi-
to, classificatorio ed enciclopedico. Queste ope-
re rispondono a una
nuova poetica
, legata alla
riflessione morale e religiosa: si incontrano in-
fatti meditazioni sui vizi e le virtù dell’uomo e
La parola all’autore
Il proemio del Decameron:
la narrazione come conforto
Nel proemio del
Decameron
, Boccaccio espone con chiarez-
za la propria poetica, iniziando con una sentenza che esor-
ta a consolare chi soffre: «Umana cosa è aver compassione
degli afflitti». L’autore sente il dovere di consolare, poiché
in gioventù, quando soffriva per amore, ha ricevuto «tanto
rifrigerio» dalle «laudevoli consolazioni» e dai «piacevoli ra-
gionamenti» di alcuni amici. Tanto più è necessario conso-
lare le «vaghe donne».
Esse dentro a’ dilicati petti, temendo e vergognando, tengono l’amorose fiamme nascose
1
, le quali quanto più
di forza abbian che le palesi coloro il sanno che l’hanno provate
2
: e oltre a ciò, ristrette
3
da’ voleri, da’ piaceri,
dà comandamenti de’ padri, delle madri, de’ fratelli e de’ mariti, il più del tempo nel piccolo circuito delle lo-
ro camere racchiuse dimorano e quasi oziose sedendosi, volendo e non volendo in una medesima ora, seco ri-
volgendo diversi pensieri, li quali non è possibile che sempre sieno allegri. E se per quegli alcuna malinconia,
mossa da focoso disio
4
, sopravviene nelle lor menti, in quelle conviene che con grave noia si dimori
5
, se da
nuovi ragionamenti non è rimossa: senza che elle sono molto men forti che gli uomini a sostenere; il che degli
innamorati uomini non avviene, sì come noi possiamo apertamente vedere.
1.
nascose:
nascoste.
- 2.
le quali ... provate:
coloro che hanno provato le fiamme d’amore sanno che quelle nascoste sono più forti di quelle ma-
nifeste.
- 3.
ristrette:
limitate.
- 4.
mossa ... disio:
nata dalla passione amorosa.
- 5.
in quelle ... dimori:
è normale che in quelle (menti) rimanga,
causando dolore.
compare l’idea provvidenzialistica (assente nel
Decameron
) della presenza di Dio nella storia.
Il Decameron e l’invenzione dell’arte del
narrare
La tendenza del giovane Boccaccio a
sperimentare vari modelli letterari può essere
intesa come un
apprendistato all’arte del nar-
rare
, che troverà la sua più piena e felice mani-
festazione nel
Decameron
, scritto poco dopo la
peste del 1348. Il raccontare storie era infatti un
tratto distintivo comune – sia pure declinato in
maniere diverse – tanto alla cultura cortese, che
aveva segnato la giovinezza di Boccaccio, quanto
alla tradizione della novella toscana, conosciu-
ta negli anni fiorentini. Così, intrecciando i
mo-
delli aristocratici e cortesi
con quelli
comuna-
li e borghesi
, Boccaccio crea nelle cento novel-
le del
Decameron
(legate da una solida cornice)
una prosa narrativa capace di
intrattenere pia-
cevolmente ma anche di trasmettere valori e
modelli di comportamento
.
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