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bio di merci, che diventano anche e sovente luoghi di conflitti tra popoli e culture. Lo
sviluppo della navigazione e la colonizzazione di nuove terre determina gli spostamenti
di popolazione anche tra continenti.
Con la fine del feudalesimo, la città, il luogo fisico degli scambi commerciali e rela-
zionali, assume un ruolo rilevante nella trasformazione dell’organizzazione sociale del
territorio, tanto che possiamo definire la città il principale prodotto della modernità.
Infatti, all’interno di questa si sviluppano stili di vita e di consumo molto differenti dal
passato poiché gli individui sradicati dai propri originari contesti culturali conquistano
dei margini di libertà elevati. È da sottolineare come, a differenza delle comunità rurali
di appartenenza caratterizzate da un elevato controllo sociale e una elevata integrazione,
nelle città si sperimenti una convivenza del tutto nuova fatta di rapporti sociali più
impersonali e norme sociali meno rigide. In tali contesti, e in generale nella società
moderna, osserviamo lo sviluppo di fenomeni di devianza e criminalità sino a quel mo-
mento sconosciuti, ma anche una maggiore
mobilità sociale
, vale a dire al passaggio di
un individuo da uno strato dell’organizzazione sociale (un ceto, una classe) a un altro.
In sociologia si distingue tra due principali tipologie di mobilità: orizzontale e verticale.
Con la prima intendiamo il passaggio di un individuo da una posizione sociale a un’al-
tra che non comporta un passaggio di livello nella stratificazione sociale. È il caso di
una persona proveniente da una famiglia di artigiani che, raggiunta l’età adulta, svolge
la professione di agente di commercio, impiegato o infermiere. Per mobilità verticale
intendiamo uno spostamento verso l’alto o verso il basso della gerarchia sociale. Ciò
avviene nel caso in cui un figlio di operai da adulto intraprenda la professione medica o
la docenza universitaria. In questo caso parliamo di “mobilità ascendente”. Nel caso op-
posto in cui un operaio provenga da una famiglia di medici ci riferiamo a una “mobilità
discendente” poiché lo
status
occupazionale acquisito è inferiore a quello della famiglia
di origine. La mobilità di una società dipende dalla rigidità della stratificazione sociale,
dalla distribuzione delle risorse economiche, dalla capacità di un paese di garantire pari
opportunità di accedere all’istruzione e al mercato del lavoro.
L’organizzazione sociale moderna, con la nascita della democrazia e con lo sviluppo
successivo dei sistemi di
welfare
, vale a dire sistemi di redistribuzione delle risorse atti
a garantire i diritti di cittadinanza sociale a tutti, ha permesso che si determinasse una
maggiore mobilità sociale rispetto al passato.
Perché nascono le scienze sociali
I profondi rivolgimenti che, in particolare tra il
Seicento e l’Ottocento portano a una riconfigurazione della società, stimolano tutta
una serie di interrogativi su un ampio insieme di fenomeni sociali, siano questi legati
all’economia, alle organizzazioni di lavoro e al sistema produttivo, oppure scaturiscano
dello scontro tra culture e religioni, o ancora siano determinati da mutamenti politici
e di organizzazione della società. Le scienze sociali nascono proprio per rispondere
all’esigenza di conoscere le leggi che regolano il vivere in collettività, analizzando il
rapporto tra individui e
istituzioni sociali
nonché le modalità di integrazione sociale,
ciò al fine di prevenire fenomeni di devianza e criminalità e per effettuare previsioni
sul comportamento umano. In questo grande contenitore troviamo la sociologia,
l’antropologia, l’economia, la psicologia, la pedagogia, le scienze politiche, il diritto,
la geografia, la criminologia, la comunicazione e in parte la linguistica, ovvero tutte
quelle discipline scientifiche non riconducibili nell’alveo delle scienze naturali. Anche
se, con queste ultime, condividono l’utilizzo del metodo scientifico moderno per in-
dagare i propri oggetti di studio. Le scienze sociali, così come quelle che studiano la
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