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2. La vita
boccaccio e la storia
Nasce a Firenze o a Certaldo
1313
Dante,
De monarchia
• A Firenze vengono ultimati
i lavori di edificazione del Palazzo della Signoria
Si trasferisce con il padre alla corte napoletana
di Roberto d’Angiò
1327
Incoronazione di Ludovico IV il Bavaro a Milano
Muore sul rogo Cecco d’Ascoli
Il padre deve abbandonare Napoli,
e Boccaccio torna con lui a Firenze
1341
Venezia, apre la fabbrica di Palazzo Ducale
Petrarca è incoronato in Campidoglio
Si reca dapprima a Ravenna, presso i da Polenta,
e poi a Forlì, presso gli Ordelaffi, in cerca
di incarichi e protezione
1345
Guido da Vigevano,
Trattato di anatomia
Rientra a Firenze
L’anno successivo inizia a comporre il
Decameron
1348
La peste si diffonde in tutta Europa • L’anno seguente
viene fondato lo Studio fiorentino (Università di Firenze)
Conosce Petrarca, con il quale stringe
una profonda amicizia
1350
Inizia il fenomeno
del mecenatismo musicale
Muore la figlioletta Violante, ricordata
nell’egloga
Olympia
• L’anno seguente fa istituire
a Firenze una cattedra di greco
1358
In Francia scoppia la rivolta antinobiliare
dei contadini (
jacquerie
)
Si ritira nella casa paterna di Certaldo
1362
Adrianopoli cade sotto il dominio ottomano
Legge pubblicamente la
Commedia
di Dante
nella chiesa di Santo Stefano di Badia
1373
Sconfitta inglese a Chizey,
durante la guerra dei Cent’anni
Muore a Certaldo il 21 dicembre
1375
John Wycliffe,
De dominio divino
:
rifiuto dell’idea che la chiesa detenga
per delega il potere appartenente solo a Dio
ni di Giovanni. Inizia a studiare diritto (seguendo le lezioni di Cino da Pistoia, allora
professore di diritto civile presso lo studio napoletano), benché questa scelta lo lasci
insoddisfatto: cresce infatti sempre più la sua passione letteraria, testimoniata da una
produzione già abbondante in questi anni. Ma soprattutto Boccaccio fa una ricca espe-
rienza umana e mondana, nell’ambito della corte angioina che sotto re Roberto spicca
per lo splendore dei suoi costumi e il livello della sua cultura, improntata soprattutto
alla tradizione cortese. Nella cospicua biblioteca reale trova i testi con cui soddisfare
la sua sete di sapere, e nei raduni della corte, frequentati da cavalieri e gentildonne, si
divide tra conversazioni gentili e rapporti amorosi. Molto presto conosce la fanciulla
che lo fa innamorare perdutamente e che egli canterà come Fiammetta (cioè fiamma
d’amore; forse è Maria dei Conti d’Aquino, probabile figlia naturale di Roberto d’Angiò).
Questo felice e spensierato periodo si interrompe bruscamente nel 1341 quando, in
seguito ai mutati rapporti politici tra il Comune di Firenze e la monarchia angioina,
suo padre deve abbandonare Napoli e rientrare nella città natale.
Boccaccio torna dunque a vivere in quell’ambiente comunale che permea profonda-
mente le sue opere successive, soprattutto il
Decameron
. Tuttavia, anche se ricopre più
volte varie funzioni nel suo Comune (ma anche presso numerosi signori del tempo,
soprattutto romagnoli), non si dedica alla politica attiva, e anzi arriva a rimproverare
all’amatissimo Dante un eccesso di passione politica. Da questo punto di vista Boccaccio
incarna la disgregazione del vecchio spirito comunale, di cui preferisce esaltare le tradi-
1341-1347
il ritorno a Firenze e
la ricerca di protezione
nelle corti italiane
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