Bombe a idrogeno e ossa di pollo: è iniziata la corsa all’Antropocene

di Chiara Anzolini

  • Materie coinvolte: Scienze della Terra, Biologia

Bombe a idrogeno e ossa di pollo: è iniziata la corsa all’Antropocene

«Basta usare la parola Olocene. Non siamo più nell’Olocene…siamo nell’Antropocene!» con queste parole l’ingegnere e meteorologo Paul J. Crutzen già nel 2000 aveva coniato il termine Antropocene (dal greco anthropos, cioè uomo) per indicare l’epoca geologica attuale, quella in cui l’ambiente e il clima sono fortemente influenzati dalle attività umane. Negli ultimi anni il termine Antropocene si è andato sempre più consolidando nel linguaggio comune, soprattutto grazie all’accresciuta sensibilità delle persone verso la crisi climatica e ambientale; tuttavia, quest’epoca non è ancora stata inserita nella scala internazionale dei tempi geologici.

Per poter essere ufficialmente riconosciuta da parte dell’IUGS - International Union of Geological Sciences, l’ente per la cooperazione internazionale in ambito geologico, infatti, è necessario stabilire esattamente il momento in cui si passa da un intervallo all’altro e, soprattutto, come poter riconoscere questo confine negli strati delle rocce. Una volta definita la successione rocciosa che meglio rappresenta, a livello globale, il limite temporale tra due intervalli geologici, lì viene poi piantato un chiodo d’oro, chiamato GSSP (Global Stratotype Section and Point), o golden spike.

È proprio sulla definizione di dove porre il limite tra la fine dell’Olocene e l’inizio dell’Antropocene che si sta arrovellando l’Anthropocene Working Group, un team internazionale di 40 scienziati che ha il compito di decidere dove piantare il golden spike entro la scadenza del mandato, nel 2024. Se venisse piantato, questo GSSP non avrebbe solo grande importanza dal punto di vista scientifico, ma anche filosofico, perché ci metterebbe di fronte al fatto incontrovertibile che l’essere umano è passato da essere un abitante del pianeta a una “superpotenza geologica” in grado di modificarlo.

Il compito però è arduo: data la varietà delle modificazioni geologiche che si sono verificate nei diversi ambienti, è difficile trovare un singolo GSSP che possa rappresentare al meglio un riferimento globale per l’Antropocene. Secondo un articolo uscito lo scorso novembre su Science i candidati, che prima erano dodici, sono ora scesi a nove: tra gli esclusi vi è anche un sito italiano, la Grotta di Ernesto in Trentino. Tra i siti rimasti, due si trovano sul fondo del mare, due nelle barriere coralline, tre all’interno di laghi e gli ultimi due rispettivamente nel ghiaccio e in una torbiera.

Tra i marcatori più idonei vi sono la presenza di ceneri derivanti dalla combustione di carbonio e carburanti e la presenza di isotopi di plutonio, dovuti ai test nucleari. Tuttavia, tra le varie proposte ci sono anche le microplastiche e addirittura le ossa di pollo, la cui produzione è aumentata vertiginosamente dalla seconda guerra mondiale in poi. Il processo decisionale che coinvolge gli scienziati è comunque lungo e potrebbe dover ricominciare da capo sempre con l’obiettivo di capire in che modo la specie umana stia modificando la geologia della Terra.

 

Attività da proporre alla classe

In Italia ci sono ben dodici GSSP, che determinano ufficialmente il limite tra due intervalli di tempo geologico. A coppie o piccoli gruppi svolgete una ricerca su uno di questi golden spikes e fate una presentazione da illustrare al resto della classe in non più di sette minuti. Dopo aver approfondito in che modo la IUGS sceglie dove e perché apporre i suoi chiodi d’oro, discutete insieme su quali potrebbero essere i pro e i contro dei seguenti possibili marcatori per l’Antropocene: livelli di diossido di carbonio, aumento della popolazione umana, isotopi radioattivi, microplastiche, ossa di pollo, fertilizzanti e pesticidi.