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Lesistenzialismo
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J.P. Sartre: Essere e nulla (1943)
Langoscia
Luomo, però, è un Dio mancato e in lui abita langoscia e linfelicità. La libertà è lesperienza dellesistenza di quel nulla che è il mio futuro come serie di mie azioni possibili e che quindi ancora non sono. Luomo ha orrore di questa indeterminatezza: «Nellangoscia la libertà si angoscia di fronte a se stessa in quanto non è mai sollecitata né impedita da niente». Luomo vuole ancorarsi alla presenza dellessere e si sforza di entrare nella propria funzione, come il cameriere, dice Sartre, che mostra un interesse quasi esagerato per i suoi clienti. Egli vive il suo lavoro con una teatralità che mostra quanto sia poco racchiuso dal suo essere cameriere. Ogni uomo è assenza, perché non si adatta mai completamente a quello che è e aspira a superarsi.
Lassurdo
Luomo vive nellassurdo per il fatto che ogni atto
umano compiuto da un soggetto libero non è fondato su nessuna
oggettività esterna. Il soggetto, in quanto libero, si scopre
nulla, è trascendente rispetto alle cose e i suoi atti appaiono
incomprensibili e assurdi. Le azioni perdono il loro senso di fronte
a un mondo silenzioso. La stessa aspirazione a essere Dio abbiamo
visto che naufraga perché Dio non esiste.
Rimane solo il
desiderio come mancanza. Su queste note di disperazione si chiude
lopera:
«Tutte le attività umane sono equivalenti [...], tutte sono
votate per principio allo scacco. È la stessa cosa, in fondo,
ubriacarsi in solitudine o condurre i popoli. Se una di queste
attività è superiore allaltra, non è a
causa del suo scopo reale ma a causa della coscienza che possiede
del suo scopo ideale; e in questo caso il quietismo dellubriaco
solitario è superiore alla vana agitazione del conduttore
di popoli».
La coscienza non raggiungerà mai il suo desiderato completamento. Essa è desiderio e tale rimane. Allora tutto il suo instancabile agire è assurdo e tutte le azioni, in quanto destinate a non raggiungere niente, sono uguali e vane. «Luomo» concluderà Sartre «è una passione inutile.»
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