Catilìna, Congiura di

Tra il 66 e il 63 a.C. il nobile spiantato Lucio Sergio Catilina tramò per sovvertire l'ordine costituito della Repubblica romana e promuovere una riforma sociale di qualche tipo. Dopo aver tentato invano di presentare la sua domanda per il consolato nel 66 e nel 65, Catilina riuscì finalmente a candidarsi nel 64 per il consolato dell'anno 63, ma, inviso a quanti lo sospettavano di tramare contro lo Stato, gli venne preferito l'homo novusCicerone. Dopo aver tentato ancora una volta invano l'elezione a console, nel 63 Catilina si risolse a promuovere una rivolta armata appoggiata da una schiera assai eterogenea di sostenitori, ex-sillani in dissesto economico; proletari in miseria; "figli di papà" in cerca di novità politiche. Venuto a conoscenza del piano, il console Cicerone contrastò Catilina con efficacia, costringendolo a uscire allo scoperto, facendo arrestare e uccidere i suoi complici (gesto ai limiti della legalità, che gli costò, più tardi, l'esilio), dichiarandolo nemico pubblico. Unitosi ai suoi che si erano radunati nei pressi di Fiesole, Catilina si battè con coraggio contro le forze della Repubblica, ma venne sconfitto e ucciso a Pistoia nel 62. → Saphéneia, vers. 467; 509.