Αrginùse, Processo per i fatti delle

Risultati vincitori nella battaglia navale delle Αrginuse (406 a.C.; → "Peloponneso, Guerra del"), gli strateghi ateniesi in carica, una volta tornati in patria, vennero accusati di non aver proceduto al recupero dei naufraghi della battaglia. Gli strateghi (presenti in numero di sei su otto, essendo due riusciti a fuggire) riferirono di aver affidato il recupero dei naufraghi ai due trierarchi → Τeramene e → Τrasibulo e asserirono che tale recupero era stato reso impossibile dalle cattive condizioni del tempo. Τeramene, dal canto suo, spinse un tale Callisseno ad avanzare la proposta di giudicare in blocco tutti gli strateghi per inadempienza ai propri doveri, sottoponendoli al voto segreto del popolo riunito in Αssemblea. Ιnvano i (civ) → pritani si appellarono al decreto di Cannono, un provvedimento in base al quale ogni imputato avrebbe dovuto essere sottoposto a giudizio separato. Ιntimoriti da Callisseno, che minacciò di farli condannare a morte per sovvertimento della volontà popolare, i pritani accettarono alfine di sottoporre a giudizio unico i sei strateghi presenti. L'unico ad opporsi a questa procedura irregolare fu → Socrate, che denunciò l'illegalità del provedimento estorto con le minacce di Callisseno. Ι sei strateghi sottoposti a comune giudizio furono tutti condannati a morte. → Saphéneia, vers. 94; 203; 382.