Kophà prósopa

L’espressione, corrispondente alla latina personae mutae, designa i personaggi che compaiono sulla scena drammatica soltanto come presenze silenziose, senza aver accesso a espressioni verbali (monologhi, dialoghi o canti corali [cfr. coro, parti liriche]). Tale caratteristica drammaturgica, ignota al teatro moderno e contemporaneo (salvo ricerche di particolari effetti stranianti) è strettamente connessa al numero circoscritto dei veri e propri attori (intesi come personaggi parlanti) ammessi sulla scena secondo le convenzioni del teatro antico: soltanto due prima di Sofocle, soltanto tre o al massimo quattro in seguito.

[Federico Condello]