Èupoli
(gr. Eúpolis, lat. Eupolis)

Considerato insieme ad Aristofane e Cratino uno dei più grandi poeti della Commedia antica, si scagliò, come Aristofane, contro il radicalismo democratico, trattando tuttavia in maniera più benevola del suo contemporaneo la figura di Pericle. Nacque nel 446 a.C. e morì attorno al 411; il suo esordio si colloca nel 429. Di lui restano 17 titoli e quasi 500 citazioni. Sono databili i seguenti drammi: Prospáltioi (429?), dal nome degli abitanti di Prospalta, demo extraurbano che Pericle avrebbe evacuato, se questo non avesse supportato la politica antispartana; si tratta di una critica alla politica periclea di sfollamento della popolazione delle campagne all’interno delle Lunghe Mura cittadine; Chrusoûn génos (425): si polemizza contro Cleone, mettendo in ridicolo l’Atene da lui governata; Noumeneníai (425); Marikâs (421): è un attacco contro Ipèrbolo, paragonabile a quello aristofaneo contro Cleone; secondo le testimonianze antiche, anzi, Aristofane accusò Eupoli di aver plagiato i Cavalieri. Come nella Lisistrata di Aristofane, poi, erano presenti due opposti cori; Kólakes (421); Autólukos (420); Báptai (dopo il 424 ma prima del 415), commedia, quest’ultima, dallo sviluppo non chiaro, incentrata sul culto orgiastico della dea trace Cotitto e che prevedeva anche un attacco contro Alcibiade; Póleis (ca. 420): si prende di mira, di nuovo, Cleone e il cattivo trattamento riservato da Atene alle poleis alleate, impersonate dai membri del coro; Dêmoi (412?): inscenata probabilmente in un momento particolarmente difficile per Atene, dopo la disfatta in Sicilia e l’occupazione del demo attico di Decelèa, rappresentava i grandi ateniesi del passato, Solone, Milziade, Aristide, che insieme a Pericle risalivano dall’Ade per consigliare e salvare la città. I demi attici erano impersonati dai membri del coro. Vale la pena di ricordare infine i Taxíarchoi, in cui Dioniso è sottoposto a un duro servizio militare e navale da Formione. Gli antichi erano divisi circa lo stile di Eupoli: chi lo trovava scurrile e rozzo; chi invece immaginoso e attraente.

[Elena Esposito]