Età del ferro

Espressione che designa il quinto e ultimo dei grandi periodi della storia umana, con riferimento al mito narrato da Esiodo nelle Opere (vv. 109 ss.), ma ritenuto in genere a lui anteriore. Se gli uomini dell’età dell’oro vivevano senza pena né lavoro, in uno stato pressoché paradisiaco, gli uomini delle età successive sembrano segnare un progressivo e inarrestabile progresso verso la sofferenza. Le cinque età esiodee prendono tutte il nome da metalli, con l’eccezione della quarta, sicché l’ordine risulta: età (o razza) dell’oro, dell’argento, del bronzo, degli eroi e infine del ferro; le caratteristiche di quest’ultima, che coincide con il presente dell’umanità, sono il lavoro e il dolore, che ben presto evolveranno in un caos etico e sociale tale da confondere e sovvertire ogni relazione umana. Allora – profetizza Esiodo – anche quest’età avrà fine. Tale dettaglio, unitamente ad alcuni altri aspetti delle età precedenti, hanno fatto sospettare che il mito non preveda un tempo lineare e irrimediabilmente vòlto al deterioramento delle condizioni etiche e sociali, bensì un tempo ciclico, destinato a un incessante e periodico ritorno su se stesso.

[Federico Condello]