Ècate
(gr. Hekáte; lat. Hecate/Diana)

Divinità di origine orientale ritenuta comunemente figlia del titano Perse (da qui l’epiteto ‘Perseide’) e di Astèria; secondo mitografi tardi, invece, figlia di Zeus e Demètra (esistono tuttavia anche altre versioni). Associata ad Artemide sulla terra, a Selène (la «Luna») in cielo, a Persèfone negli Inferi, era descritta come una dea dalle tre nature, dotata di tre corpi e di tre teste. Originariamente considerata divinità benevola, venne in seguito sempre più messa in relazione al regno dei morti, agli incantesimi; si riteneva che dimorasse vicino al sangue di persone uccise, oppure nei crocevia, nei trivi (da qui l’epiteto ‘Trivia’), dove in suo onore poteva trovarsi un simulacro formato da tre maschere legate a un palo e dove, l’ultimo giorno di luna, ad Atene, si lasciavano offerte per lei (i cosiddetti Hekátes deîpna, «pranzi di Ecate», in realtà consumati poi dai poveri). Si diceva che durante la notte inviasse sulla terra ogni sorta di dèmoni, e che conoscesse inoltre le arti della stregoneria; Medea, nell’omonimo dramma euripideo (395 ss.), dichiara di venerarla sopra tutti gli dèi e di aver scelto la sua protezione. Ecate vagabondava insieme alle anime dei morti e il suo avvicinarsi era preannunciato dal mugolio e dal latrato di cani.

Il cane è l’animale che le viene offerto nei rituali di purificazione – insieme anche a miele e pecore nere – e lei stessa era rappresentata come cagna o lupa, ma più spesso come figura femminile con tre volti o con testa canina. Suo simbolo era la fiaccola. La devozione per Ecate era viva in particolare a Samotracia, Lemno, Atene, Egìna, in Tessaglia (regione celebre nell’antichità per le pratiche magiche e la stregoneria), in Beozia e in diversi centri in Asia Minore, nonché, in età romana, nelle province germaniche.

[Elena Esposito]