Càvea

Parte del teatro destinata ad accogliere gli spettatori. Nel teatro greco dapprima era forse di forma trapezoidale, divenne poi a emiciclo assecondando la forma circolare dell’orchestra. Costruita di solito sfruttando la naturale pendenza del terreno, era formata da una serie di gradinate − in origine di legno, poi dal IV sec. in pietra − concentriche e digradanti verso l’orchestra. Tale struttura favoriva l’acustica e la visione, ottime anche nei posti più alti e lontani. La cavea era divisa in settori e attraversata verticalmente da scalinate strette che dovevano consentire l’accesso alle varie file; in senso orizzontale, invece, da un camminatoio con balaustre (diázoma). I personaggi importanti godevano del privilegio di sedere nelle prime file (proedría). Nel teatro romano il declivio naturale venne usato solo saltuariamente per appoggiarvi le gradinate: si ricorreva infatti per lo più a una struttura portante esterna formata da una serie di arcate sovrapposte, attraverso la prima delle quali si penetrava all’interno del teatro e si poteva raggiungere, tramite scale, anche la parte più alta della cavea, coronata da un portico coperto. In altri casi la struttura portante era costituita da una sorta di muraglie a quadrilatero che davano all’edificio l’aspetto di una fortezza più che di un teatro. Tutte le classi sociali frequentavano il teatro. Dopo il 194 a.C. pare vi fossero posti speciali, nelle prime file, riservati ai senatori; i restanti spettatori potevano sedere liberamente dove trovavano posto. Gli unici a non avere diritto a posti a sedere erano gli schiavi. Le ultime file della cavea, dove l’acustica e la visione erano peggiori, si chiamavano summa o ultima cavea. Risale all’epoca augustea l’introduzione di una rigida separazione all’interno della cavea (nelle file più alte, per esempio, dovevano sedere le donne).

[Elena Esposito]