Transizione ecologica: quale impatto per la biodiversità?

di Ylenia Nicolini
  • Obiettivo Primario: 15 - Vita sulla terra
  • Obiettivo Secondario: 13 - Lotta al cambiamento climatico
  • Materia: Scienze della Terra e Biologia

Transizione ecologica: quale impatto per la biodiversità?

Il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici minacciano la biodiversità. Per mantenere l’aumento delle temperature al di sotto dei 2°C e frenare la perdita di specie ad esso associata, nel dicembre 2015 oltre 140 Paesi hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi impegnandosi a ridurre del 90% le emissioni di gas serra per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2100. Gli impegni assunti nel 2015 risultano però ormai insufficienti. Durante la COP26 dello scorso novembre 2021, oltre 190 leader mondiali si sono quindi riuniti per aggiornare e rendere davvero operativi gli accordi siglati a Parigi: l’urgenza della crisi climatica richiede non solo un taglio del 45% delle emissioni di CO2 (rispetto al 2010) da attuarsi entro il 2030, ma anche il raggiungimento di zero emissioni nette entro il 2050.


Dato che circa due terzi delle emissioni di gas serra, a livello globale, sono connesse all’uso di combustibili fossili, tra le misure per fronteggiare la crisi climatica vi è un sempre più ingente impiego di fonti rinnovabili a emissioni zero.
Se da un lato aumentare l’uso di energia rinnovabile è necessario per arrestare il cambiamento climatico, dall’altro, le tecnologie e infrastrutture richieste dalla transizione energetica potrebbero creare nuove minacce per la biodiversità. Al momento, infatti, l’energia sostenibile copre solo il 17% del fabbisogno energetico globale, ma che cosa significherebbe, in termini ecologici, sostituire totalmente i combustibili fossili per potenziare le fonti rinnovabili? Innanzitutto, servirebbe estrarre una sempre maggiore quantità di minerali di litio, nichel, cobalto, rame e di altre materie prime essenziali. La costruzione di infrastrutture rinnovabili (e.g. impianti eolici e fotovoltaici) presenta un’impronta ecologica significativa in termini di spazio e di altri rischi ambientali, ma l’impatto più elevato deriva proprio dalle conseguenze dell’attività estrattiva delle risorse minerarie usate per lo sviluppo delle tecnologie green.


Le conseguenze delle attività di estrazione, in termini di perdita di biodiversità, possono estendersi per molti km dal sito estrattivo. Dato che più del 14% delle aree protette della Terra include al suo interno miniere di metallo, i progetti di conservazione previsti per questi siti dovrebbero in primis identificare e sviluppare strategie che garantiscano la tutela delle specie ivi viventi, assicurando che l’estrazione di minerali rari in questi ambienti non vada a “rimpiazzare” la minaccia derivante dall’uso dei combustibili fossili.


In uno studio pubblicato dalla rivista Nature communications nel 2020, i ricercatori Sonter e colleghi hanno mappato le aree estrattive di tutto il globo, considerando un raggio di 50 km attorno a ciascun giacimento così da tenere in considerazione i potenziali effetti diretti e indiretti delle attività di estrazione sulla biodiversità. Essi hanno quindi distinto tra giacimenti di minerali essenziali per le tecnologie e infrastrutture delle energie rinnovabili (Figura 1, “Giacimenti critici”, in blu), giacimenti di altri materiali (“Altro”, in arancio) e giacimenti di entrambi i tipi di materie prime (“Entrambi”, in rosa).


 

Figura 1. Aree estrattive del globo e loro densità. Le tonalità di colore (dal chiaro allo scuro) indicano le densità delle aree estrattive.

Fonte: Sonter, L. J., Dade, M. C., Watson, J. E., & Valenta, R. K. (2020). Renewable energy production will exacerbate mining threats to biodiversity. Nature communications, 11(1), 1-6.

Se si assume che l’impatto possa estendersi per 50 km dal sito di estrazione, considerando le aree pre-operative, operative e ormai chiuse, nel complesso le attività minerarie interessano 49,9 milioni di km2 di suolo terrestre. Nella maggior parte di queste aree di estrazione (82%) vengono estratte materie prime “critiche” per la produzione sostenibile di energia. Di questa parte di superficie terrestre interessata da  attività estrattive, circa l’8% coincide con aree protette, il 16% con le rimanenti aree naturalistiche e il 7% con aree di biodiversità chiave. Le aree estrattive “critiche” sovrapposte alle aree protette, in particolare, includono una maggiore densità di siti estrattivi rispetto alle altre zone. Ciò significa che un’espansione delle aree del globo interessate da attività estrattive potrebbe tradursi, in futuro, in una ancor più marcata minaccia alle aree protette e alle aree di biodiversità chiave.

 

Minacce future alla biodiversità e alla società

Visti i i dati attuali, nei prossimi decenni l’area globale interessata dalle attività estrattive subirà un aumento in termini di estensione e densità, generando ulteriori minacce non solo alla biodiversità, ma anche alla società. Considerando infatti che nel sud del mondo, per esempio nel continente africano, vi sono numerosi depositi di “Terre Rare”, fondamentali per l’industria elettronica e la produzione di batterie, non è da trascurare l’impatto, per nulla secondario, dell’attività estrattiva sull’economia, la stabilità politica, la tutela dei diritti umani e delle popolazioni indigene in quei Paesi che, seppur più ricchi di risorse, sono tuttavia i più poveri del mondo.


Date queste premesse, affinché le minacce alla società e alla biodiversità dovute alle attività estrattive non superino quelle evitate grazie alla mitigazione del riscaldamento globale, sarà sempre più necessaria una corretta pianificazione strategica. L’adozione di politiche di approvvigionamento e di produzione rispettose sia dei diritti umani che dell’ambiente e l’adozione di piani di conservazione della biodiversità sarà sempre più indispensabile per evitare le conseguenze irreversibili delle attività estrattive condotte in aree di fondamentale importanza ecologica per la conservazione di specie chiave e la salvaguardia del nostro Pianeta.


 

Attività da proporre alla classe

Le auto elettriche sono più ecologiche rispetto alle auto a benzina e diesel? Quanto è ecologica l’“elettromobilità” se si tiene conto anche della produzione dell’auto e della fornitura di energia elettrica?
Realizza una ricerca in Internet e prepara un’infografica che illustri il processo di produzione di un’automobile elettrica cercando, durante lo svolgimento del lavoro, di rispondere alla seguente domanda: “È vero che i veicoli elettrici hanno emissioni zero?”.


 

Sitografia

Bibliografia

Lèbre, É., Stringer, M., Svobodova, K., Owen, J. R., Kemp, D., Côte, C., ... & Valenta, R. K. (2020). The social and environmental complexities of extracting energy transition metals. Nature communications, 11(1), 1-8.


Rehbein, J. A., Watson, J. E., Lane, J. L., Sonter, L. J., Venter, O., Atkinson, S. C., & Allan, J. R. (2020). Renewable energy development threatens many globally important biodiversity areas. Global change biology, 26(5), 3040-3051.


Sonter, L. J., Dade, M. C., Watson, J. E., & Valenta, R. K. (2020). Renewable energy production will exacerbate mining threats to biodiversity. Nature communications, 11(1), 1-6.