L'impatto della guerra sull'impresa spaziale internazionale

di Edwige Pezzulli

  • Obiettivo Primario: 16 - Pace, giustizia e istituzioni solide
  • Materia: Fisica

Dagli anni '70 a oggi lo spazio ha rappresentato un luogo di collaborazione internazionale, ma l’invasione russa dell’Ucraina potrebbe cambiare drasticamente la situazione.

 

L'impatto della guerra sull'impresa spaziale internazionale

"Chiediamo la Pace per i nostri Paesi". È con queste parole che termina la lettera aperta degli 8000 scienziati e giornalisti russi, che dichiarano la loro ferma opposizione all’aggressione di Putin nei confronti del popolo ucraino. Poco prima dell’attacco russo un altro appello, pubblicato dagli scienziati ucraini sulla rivista Nature, aveva sottolineato quanto il conflitto rischiasse di ostacolare i progressi raggiunti dalla comunità scientifica ucraina negli ultimi 10 anni. Dopo la rivoluzione del 2014, infatti, la tendenza del Paese è stata quella di tagliare i ponti con la Russia e stringere legami sempre più intensi con l’Unione Europea.
La posizione pacifista è stata condivisa da molte realtà scientifiche, a sottolineare il ruolo di mediatrice internazionale che la scienza potrebbe assumere in direzioni di Pace.

 

Spazio pacifico

Durante quella che veniva chiamata corsa allo spazio, in particolare dal 1967 al 1975, furono ratificati diversi trattati che disciplinano tuttora il diritto internazionale in tema di spazio. Il testo fondamentale del 1967, il Trattato sullo spazio extra-atmosferico, garantisce che l’uso dello spazio, inclusi la luna e gli altri corpi celesti, debba essere portato avanti nell’interesse di tutti i paesi, indipendentemente dal loro livello di sviluppo economico o scientifico, “and shall be province of all mankind” (“e sarà provincia di tutta l’umanità”). Il trattato vieta inoltre alle nazioni di rivendicare risorse e occupare in qualsiasi modo i corpi celesti, e prevede come unico uso dello spazio quello pacifico. Lo spazio, quindi, ricadrebbe sotto il concetto di res communis, ovvero un bene comune, patrimonio dell’umanità, che tutte le persone possono usare ma di cui nessuno si può appropriare.
Nel 1975, in piena guerra fredda, il mondo assistette alla prima collaborazione spaziale tra gli Stati Uniti e la Russia nei test Apollo-Sojuz, quando una navicella spaziale del programma Apollo e una capsula Sojuz si unirono in volo, agganciandosi e orbitando attorno alla Terra.

 

Figura 1: Raffigurazione artistica del momento in cui i due equipaggi, quello americano nel modulo di attracco e quello sovietico nel modulo orbitale della navicella Sojuz, si incontrano per la prima volta nello spazio.

Fonte: nasa.gov

Nasceva quell’anno una nuova epoca, che dirottava l’impresa spaziale da azione competitiva a progetto condiviso, in una dimensione basata sulla collaborazione.
A rappresentare questa scelta di lavoro in equipe svetta ancora la Stazione Spaziale Internazionale, in orbita a circa 400 km dalla Terra, che già nel suo concepimento vide Stati Uniti (NASA) e Russia (Roscosmos) lavorare fianco a fianco, assieme all’Europa (ESA), il Giappone (JAXA) e il Canada (CSA). Da più di 20 anni, la Stazione Spaziale Internazionale, o ISS, è permanentemente abitata da astronauti delle varie nazionalità, che portano avanti una serie di esperimenti scientifici in condizioni di microgravità.
Lo spazio, insomma, è luogo di collaborazione, e la rilevanza internazionale che riveste l’agenzia spaziale russa Roscosmos in numerosi progetti e missioni rischia di mandare in frantumi questo clima cooperativo, modificando così gli equilibri umani extra-atmosferici.

 

Gli effetti della guerra sulla ISS

Stiamo già assistendo a una serie di effetti della situazione geopolitica terrestre nello spazio. Nonostante le attività sulla ISS stiano finora proseguendo normalmente, la NASA ha annunciato di lavorare per rendersi autonoma dal sistema di navigazione russo. Una parte della ISS è infatti costituita dal Segmento Orbitale Russo (ROS), ovvero dei moduli costruiti in Russia e gestiti da Roscosmos, che provvedono alla navigazione e al controllo dell’intera stazione orbitante.

 

Figura 2: Segmenti della Stazione Spaziale Internazionale

Fonte: esa.int

L'ISS, che ha attualmente a bordo sette astronauti, deve aggiustare il suo movimento per due motivi: il primo è quello di evitare eventuali impatti con micrometeoriti o con frammenti spaziali che, seppure piccolissimi, rappresenterebbero dei pericolosi proiettili, data la velocità di quasi 28000 km/h con cui la stazione spaziale orbita attorno alla Terra. In secondo luogo, la ISS tende a perdere quota lungo il tragitto, e senza un colpo di motori per rimetterla nell'orbita operativa, spiraleggerebbe verso la Terra fino a precipitarci in testa.
I riflessi delle tensioni tra NATO e Russia si sono stagliati subito sulla ISS: in un lungo tweet del 24 febbraio 2022, il direttore di Roscosmos Dmitry Rogozin ha dichiarato che, viste le sanzioni inflitte alle compagnie aerospaziali di bandiera russe, “la stazione spaziale potrebbe precipitare sugli USA o in Europa. I comandi dei motori, infatti, dipendono da noi”.
A maggio dello scorso anno, inoltre, era stato annunciato dall’ESA che l’astronauta Samantha Cristoforetti sarebbe stata la comandante della Spedizione 68a. Poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, invece, è apparsa una modifica al progetto iniziale: Cristoforetti avrà il ruolo di leader del Segmento Orbitale Americano (USOS), ovvero della parte non russa della stazione spaziale, perché l’astronauta non ha potuto completare l’addestramento in Russia e familiarizzare anche con i moduli ROS, requisito necessario per chi è al comando della ISS.

 

Le prime conseguenze

In un altro tweet del 26 febbraio, Dmitry Rogozin ha dichiarato: “in risposta alle sanzioni dell’UE contro le nostre imprese, Roscosmos sta sospendendo la cooperazione con i partner europei dal cosmodromo di Kourou e ritira il suo personale tecnico, compreso l'equipaggio di lancio consolidato, dalla Guyana francese”. Kourou rappresenta il luogo da cui vengono effettuati buona parte dei lanci spaziali dell’ESA con i lanciatori Sojuz della Roscosmos, e l’Europa sarà quindi ora costretta a riprogrammare le sue attività. Tra le prime a slittare c’è la messa in orbita di due nuovi satelliti della costellazione Galileo, un sistema GPS tutto europeo, che era stata preventivata per aprile e che prevedeva proprio l’utilizzo di razzi Sojuz.
Un’altra operazione che è stata compromessa è ExoMars, una delle missioni più ambiziose su cui ESA e Roscosmos collaborano da anni, progettata per l’esplorazione di Marte alla ricerca di biotracce sul pianeta. Senza la disponibilità del lanciatore russo Proton-M, che sarebbe dovuto decollare da Baikonur, in Kazakhstan, a settembre 2022, e vista la partecipazione della Russia alla realizzazione di buona parte del modulo di atterraggio, il decollo di Exomars sarà posticipato al 2024 o 2026. Dopo una riunione del consiglio direttivo dell’ESA, tenutosi a Parigi il 16 e 17 marzo, il direttore generale Josef Aschbacher ha dichiarato “Negli ultimi due giorni, i nostri stati membri hanno discusso l'impatto della guerra in Ucraina sui programmi spaziali dell'ESA. Insieme, abbiamo preso la dura - ma necessaria - decisione di sospendere il lancio programmato di ExoMars con Roscosmos, e di studiare delle alternative per procedere con questo nostro ambizioso programma”.
Ad essere sospesa è anche la missione Euclid, il telescopio spaziale che costituirà una delle fondamenta osservative moderne. Euclid, infatti, ha l’obiettivo di studiare l’espansione dell’Universo, permettendo di investigare e cercare di comprendere la natura della materia e dell’energia oscure, ovvero il 95% del contenuto cosmico sul quale sono state finora formulate solamente delle ipotesi.
Nello spazio extra-atmosferico, che ha rappresentato finora un luogo da visitare e popolare vestendo i panni di genere umano, si iniziano a disegnare i primi confini immaginari. Il rischio è che progetti di ricerca davvero ambiziosi, raggiungibili solo seguendo la logica cooperativa e collaborativa, lascino spazio a dinamiche concorrenziali, dettate da logiche miopi e umane, troppo umane.

 

Bibliografia