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PROVE INVALSI • PROVE INVALSI • PROVE INVALSI • PROVE INVALSI • PROVE INVALSI
BRANO 1
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TESTO NARRATIVO
INCONTRI RAVVICINATI
La primavera era giunta alle Barrens con violenza vulcanica. Le nevi si scioglievano rapidamente
ma i fiumi gelati non riuscivano a trasportare l’acqua, che scorreva alta quasi due metri al di
sopra del ghiaccio. Alla fine il ghiaccio si spezzò in blocchi e ostruì il passaggio dell’acqua;
in breve tempo il fiume entrò nella capanna nella quale abitavo, portando con sé il cumulo
di rifiuti lasciati da quattordici cani esquimesi durante il lungo inverno. Infine il ghiaccio si
sciolse e le acque si abbassarono; ma la capanna aveva perso il suo incanto, perché i detriti
sul pavimento erano più alti di una spanna e alquanto ripugnanti. Decisi di piantare la mia
tenda su un crinale di ghiaia più in alto della capanna, e qui quella sera stavo cercando invano
di addormentarmi quando avvertii dei rumori strani. Balzato a sedere, mi misi ad ascoltare
attentamente.
I rumori provenivano proprio dall’altra parte del fiume, da nord, ed erano un bizzarro miscuglio
di uggiolii, piagnucolii e tenui ululati. La mia presa sul fucile lentamente si allentò. Le grida
erano ovviamente quelle di un cane esquimese, probabilmente giovane, che si era perduto.
Ero felicissimo. Se quel cucciolo aveva bisogno di un amico, un compagno, questo ero io! En-
trai in fretta nei miei vestiti, scesi correndo alla riva del fiume, misi in acqua la canoa e remai
vigorosamente verso la sponda opposta.
Il cucciolo non aveva mai interrotto il suo lamento triste, ed ero sul punto di lanciare un grido
per rassicurarlo quando mi venne in mente che una voce umana non familiare avrebbe potuto
impaurirlo. Decisi invece di avvicinarmi furtivamente e di rivelare la mia presenza soltanto
quando fossi stato abbastanza vicino da emettere dei mormorii per consolarlo.
Dalla natura dei suoni avevo desunto che il cane fosse soltanto ad alcuni metri dalla riva
opposta, ma mentre mi aprivo la strada nella semioscurità, passando sopra massi spaccati e
attraversando crinali di ghiaia, i suoni sembravano conservare lo stesso volume, e a me pareva
di non riuscire ad avvicinarmi ad essi di un passo. Supposi che il cucciolo si stesse ritirando,
forse per timidezza. Nell’ansia di non spaventarlo completamente e così farlo fuggire, rimasi
ancora silenzioso, anche quando l’uggiolio si interruppe, lasciandomi incerto sulla direzione
giusta da seguire. Poi vidi profilarsi davanti a me un rilievo ripido ed ebbi il sospetto che, una
volta raggiunta la sommità, mi si sarebbe presentata una vista abbastanza vasta da permetter-
mi di individuare l’animale perduto. Avvicinandomi alla cima del rilievo mi gettai pancia a
terra (mettendo in pratica le tecniche apprese quando ero nei boy-scout) e per gli ultimi metri
avanzai cautamente, a poco a poco.
La mia testa spuntò lentamente oltre la cima: ecco la mia preda. Era steso per terra, eviden-
temente si stava riposando dopo il suo triste lamento, e il suo naso era circa a due metri dal
mio. Ci guardammo l’un l’altro in silenzio. Non so cosa passasse per il suo cranio massiccio,
ma la mia testa era piena dei pensieri più inquietanti. Stavo fissando direttamente gli occhi
color ambra di un lupo artico completamente adulto, il quale probabilmente pesava più di me,
e che era certamente di gran lunga più pratico di me nelle tecniche della lotta corpo a corpo.
Per alcuni secondi nessuno dei due si mosse, ma continuò a fissare con sguardo ipnotico gli
occhi dell’altro. Il lupo fu il primo a rompere l’incanto. Con un balzo che avrebbe fatto onore
a un danzatore russo, fece un salto direttamente in aria di circa un metro e discese correndo. I
manuali dicono che un lupo può percorrere venticinque miglia all’ora, ma questo non sembrava
tanto correre quanto volare a bassa quota. Nel giro di pochi secondi era scomparso.
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Classe seconda
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Audio
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Test
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per
ascoltare
il brano, per
attivare
l’esercizio interattivo, per
leggere
a video o per
stampare
il testo.
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