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usanze che ai popoli dei paesi caldi appaiono naturali o necessarie sembreran-
no ai popoli del Nord inutili o assurde, e viceversa.
Jean-Jacques Rousseau
 Nello stesso periodo, un altro illuminista
francese,
Jean-Jacques Rousseau
(1712-1778), uno dei maggiori
precursori della sociologia, ebbe il merito di introdurre una nuova
variabile nell’indagine sulla società. Per Rousseau, al contrario dei
contrattualisti, la
storia dell’umanità riunita in società
è fatta di
disuguaglianze e ingiustizie
: essa è dunque una storia di
degene-
razione
e di
corruzione
rispetto all’iniziale stato di natura, in cui
tutti erano a suo avviso liberi e uguali. Anzi, proprio l’uguaglianza
universale che vigeva nello stato di natura rendeva gli uomini primi-
tivi del tutto pacifici, sicché l’
inimicizia e
la
guerra
per Rousseau non
sono, come per Hobbes, innate nell’uomo, ma sono il
prodotto delle
disuguaglianze introdotte
nel mondo
con il contratto sociale
e con la
nascita della “società civile”.
Il problema è dunque quello di i
ndividuare i criteri su cui fondare una convivenza
più equilibrata e più giusta
. Accanto alla questione teorica di comprendere come sia
possibile la convivenza tra individui e norme vi è, secondo Rousseau, anche un proble-
ma pratico urgente: quello di scoprire quali norme siano idonee a evitare la completa
corruzione della società esistente, per realizzarne in futuro una migliore.
Il contesto storico
Auguste Comte
, come detto, usò per primo il termine “sociologia”
nel 1839, ed è unanimemente considerato il fondatore della nuova disciplina. Egli per
primo, infatti, concepì lo
studio della società
non come una speculazione teorica, ma
come un’
indagine basata su
metodi rigorosi di
verifica empirica delle interpretazioni
.
Ma perché è proprio verso la metà del secolo XIX che nasce la sociologia? E perché nei
paesi dell’Europa occidentale (in Francia con Comte, in Inghilterra con Herbert Spen-
cer, in Germania con Karl Marx)? Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento
avvengono nel mondo occidentale tre fatti storici di capitale importanza: la
Rivolu-
zione americana
, la
Rivoluzione francese
e la
Rivoluzione industriale
. L’insieme
di questi tre eventi produce nella civiltà europea una serie di cambiamenti di vaste
dimensioni, le cui ripercussioni arrivano a modificare il modo di vivere di gran par-
te della popolazione dell’Occidente. La nascita di una scienza della società può esse-
re vista come una conseguenza di tali trasformazioni e un tentativo di trovare delle
spiegazioni per ciò che stava accadendo.
La Rivoluzione scientifica
Max Weber
(1864-1920) suggerisce che ciò che acco-
muna tali trasformazioni è, in linea di principio, l’essere parte di un
processo di
razionalizzazione
iniziato
nell’evo moderno
con la Rivoluzione
scientifica
. Con
questa espressione siamo soliti indicare quel periodo storico, racchiuso tra la pub-
blicazione del
De Revolutionibus
(1543) di
Niccolò Copernico
(1473-1543) e quel-
la dei
Principia Mathematica
(1687) di
Isaac Newton
(1642-1727), in cui è nata la
scienza moderna. Grazie a essa è
cambiata nella cultura europea
l’
immagine del
mondo
e, correlativamente, quella dell’uomo. La scienza si distingue ora dalla fi-
losofia, dalla teologia e dalla magia, che erano state fino a quel momento le princi-
pali depositarie della conoscenza umana, perché le sue teorie acquisiscono validità
solo se e quando vengono confermate dagli esperimenti. Alla scienza, inoltre, co-
Jean-Jaques Rousseau.
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