il fatto di essere
regole condivise
dalla maggior parte
dei membri di una società, delle specie di “convenzio-
ni” tra coloro che ne fanno parte (il più delle volte im-
plicite e maturate nel corso dei secoli).
Ogni società ha di conseguenza le proprie norme, che
non necessariamente corrispondono a quelle delle al-
tre società. Questo naturalmente non toglie che alcune
norme sociali, come quella di non uccidere, rispecchino
valori morali universali, ma quel che contraddistingue
una norma sociale come tale non è di corrispondere o
meno a valori universali. Una
norma è sociale quan-
do
il
motivo
che ci spinge a seguirla
è “sociale”
, ossia
quando il motivo per cui la rispettiamo è di poter con-
tinuare a
vivere pacificamente in quella determinata
società
, in cui (consapevolmente o inconsapevolmen-
te) desideriamo vivere.
L’ordine sociale
Le norme sociali portano con sé un secondo elemento fondamenta-
le di ogni società, chiamato normalmente “ordine sociale”. Quest’
ordine
è qualcosa
che gli
individui non si sono dati da soli, sebbene
, con le loro azioni,
contribuisca-
no a mantenerlo
. Se lo sono trovato, per così dire, come una caratteristica distintiva
della società della quale fanno parte (l’ora della sveglia è determinata dall’ora di ini-
zio della scuola; il pasto della prima colazione dipende da ciò che si trova sugli scaffali
dei negozi e che viene prodotto dall’industria alimentare). L’ordine sociale è la condi-
zione che consente alla medesima vita quotidiana di assumere un significato, ma nel-
lo stesso tempo è ciò che permette agli individui di fare programmi per il futuro, vici-
no o lontano che sia.
L’
esistenza
di ciascuno è
caratterizzata da una regolarità temporale
, scandita da
una serie di impegni che ne strutturano la giornata. Se uno non li rispettasse potreb-
bero verificarsi delle conseguenze spiacevoli: l’impiegato di banca che non riesce a
presentarsi in orario per l’apertura dello sportello, dopo qualche rimostranza ufficia-
le del proprio direttore verrebbe inesorabilmente licenziato. La gestione del tempo,
in sostanza, si basa sul presupposto che le persone si assumano precise responsabili-
tà e le mantengano.
Il coordinamento delle attività
La presenza di un contesto socialmente ordinato con-
sente inoltre di coordinare attività completamente diverse, che di per sé non hanno
nulla in comune.
Gli studiosi delle organizzazioni, in proposito, sono soliti parlare di processi di dif-
ferenziazione e di integrazione. La
differenziazione
riguarda la specializzazione di
ciascun soggetto (il professore insegna, la collaboratrice scolastica tiene pulito l’am-
biente, l’impiegato attende alle pratiche amministrative); l’
integrazione
concerne il
coordinamento di tutte queste attività, le quali, altrimenti, rimarrebbero “slegate”
l’una dall’altra. In una scuola il coordinamento viene garantito dal dirigente scola-
stico, che delega ad alcuni collaboratori importanti funzioni strategiche, non poten-
do fare tutto da solo per ovvi motivi. In situazioni meno strutturate l’ordine sociale
è garantito dall’equilibrio che si crea tra i comportamenti eterogenei di persone che
non si conoscono.
L’esistenza di ciascuno
di noi è caratterizzata
da una regolarità temporale,
scandita da una serie
di impegni che ne
strutturano la giornata.
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