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Percorrere i generi
Marion Zimmer Bradley
Duello di magia
da M. Zimmer Bradley,
Le tre candele
, Editrice Nord
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A
gitò le mani tracciando nell’aria complicati segni misteriosi e canticchiando
qualcosa, di certo la formula di un incantesimo. La vasta esperienza musicale
accumulata consentì a Lythande di riconoscere un’antichissima canzone convi-
viale studentesca, tanto arcaica che anche il linguaggio con cui veniva formulata
era ormai totalmente desueto. Un lieve tremito delle labbra di Beauty le diede la
certezza che anch’ella aveva individuato la magia, ma la donna restò tranquilla,
lasciando che fosse la sua antagonista a creare la prima illusione. Un prato verde
smeraldo costellato di fiori dai colori vivaci si stese all’improvviso sul pavimento e
un laghetto di cristallo azzurro apparve sullo sfondo. Un filare di alberi faceva da
quinta alla scena e nascondeva Lady Mirwen, un particolare che, a giudizio di Ly-
thande, migliorava considerevolmente l’attrattiva del paesaggio. Accanto al laghetto
erano sedute due figure: Velvet, con l’aspetto illusorio che conservava tuttora, e un
Tashgan più giovane, idealizzato come un romantico eroe.
Probabilmente è proprio così che lui pensa di apparire
, rifletté Lythande.
Una
mossa astuta. Non brillante, ma astuta. Niente male come inizio e perfettamente
adatto alla circostanza
.
Il mormorio di ammirazione nella sala si spense ben presto, nell’attesa di vedere
come avrebbe risposto Beauty, che cominciò non appena il silenzio fu totale. Una
scintillante bruma argentea si alzò dal laghetto, nascondendo figure e scenario. Pic-
cole luci guizzarono, poi, dal nulla, uscì una brezza e gli spettatori si abbandonarono
a sussurri di ammirazione. Beauty aveva allargato il campo dell’illusione, così che
tutti potessero vedere bene, aggiungendo un castello di splendente marmo candido,
scolpito in sagome e ornamentazioni fantastiche. Tra un susseguirsi di esclamazioni
stupite, il cielo illusorio passò dall’azzurro a un meraviglioso tramonto multicolore,
seguito da un’oscurità trapunta di luci che, provenendo dal castello, si riflettevano
nell’acqua del laghetto. Anche il salone del banchetto si oscurò, permettendo agli
spettatori di vedere meglio e senza distrazioni il quadro irreale. Poi venne l’alba,
con morbidi colori pastello che andarono smorzandosi col sorgere del giorno. Non
appena la luce avvolse le figure di Velvet e Tashgan, Lythande soffocò una risatina
compiaciuta. La figura della principessa rivelava che lei era in dolce attesa.
«Hanno fatto in fretta!» esclamò una voce maschile, subito seguita da un coro
di risate al quale si associò lo stesso Tashgan.
A Lythande parve di udire Lady Mirwen sibilare tra i denti, ma non potè esser-
ne certa, perché la mole del castello le impediva di vederla. Infine Beauty si ritras-
se e lasciò il secondo turno a Mirwen. Un’oscurità improvvisa nascose la scena e,
quando la luce tornò – ma non con la stessa genialità artistica con cui Beauty ave-
va idealizzato tramonto e aurora –, Velvet e Tashgan avevano con sé due bambini:
un ragazzino vigoroso che sgambettava in riva al laghetto e una bimba in braccio
alla principessa. L’uno e l’altra con la stessa, perfetta bellezza della Velvet illusoria.
Non è una mossa particolarmente indovinata
, pensò Lythande, ascoltando i
sommessi commenti nella sala.
Due piccini che somigliano tanto alla madre po-
trebbero essere figli di chiunque. Sarebbe stato più conveniente che almeno uno
somigliasse a Tashgan
.
Beauty sembrò dello stesso parere. Emise un udibile sbuffo sprezzante, mentre si
faceva avanti per il turno successivo. Il maschietto si trasformò da bambino a ragazzo
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