1.Sparta e Atene rappresentano
due modelli contrapposti di vita
e di sistema di governo
Età arcaica ed età classica
Il periodo compreso
tra l’800 e il 500 a.C., che vide la nascita della
polis
e
l’espansione della civiltà greca in tutto il Mediterraneo,
viene chiamato dagli storici età arcaica. Esso fu seguito,
nei due secoli successivi, da un’epoca di grande fioritu-
ra artistica, scientifica e culturale che prende il nome di
età classica.
Durante questi secoli due città giunsero prepotente-
mente alla ribalta della storia greca: Atene e Sparta.
Esse divennero le potenze principali del mondo greco e
si opposero l’una all’altra per secoli, tentando a vicenda
di acquisire l’egemonia di quel mondo.
Due popoli diversi: ateniesi e spartani
Tutto divi-
deva le due città. Gli ateniesi erano di stirpe ionica, gli
spartani di stirpe dorica. Gli ateniesi fondarono la loro
forza sulla prosperità dell’agricoltura e dei traffici, men-
tre gli spartani costruirono la loro grandezza sulla poten-
za militare (
1
).
Gli ateniesi disponevano di una discreta quantità di terre
coltivabili, a differenza degli spartani che risolsero i pro-
blemi legati all’aumento della popolazione fondando
colonie (come Taranto) e soprattutto conquistando ter-
ritori a loro vicini.
Gli ateniesi erano aperti ai contatti con altri popoli; gli
spartani erano, invece, chiusi e sospettosi verso gli stra-
nieri: tanto è vero che l’aggettivo “laconico”, che defini-
va gli spartani, abitanti della Laconia, viene usato oggi
per definire una persona di poche parole.
1.
Un oplita che corre,
armato del tipico scudo,
della lancia e dell’elmo,
in una pittura murale
del secolo
vI
a.c.
Il severo giudizio di Aristotele sulle don-
ne spartane
«la mancanza di regole sul
comportamento femminile è dannosa allo
spirito della costituzione e alla felicità della
città. Allo stesso modo in cui l’uomo e la
donna sono parti essenziali della casa, così
la
polis
deve essere considerata come divi-
sa tra la massa degli uomini e quella delle
donne. di conseguenza, in tutte le costitu-
zioni dove la condizione delle donne non
è ben definita, metà della
polis
deve
essere considerata senza leggi». così
scrive Aristotele nella
Politica
, com-
mentando la costituzione spartana.
E aggiunge: «Questo è esattamen-
te quello che è accaduto a Sparta.
volendo regolare la vita di tutta la
città, il legislatore lo ha fatto per gli
uomini, ma non si è preoccupato del-
le donne. E così queste vivono nella
sregolatezza totale e nella mollezza».
ovviamente, agli occhi di Aristotele
tutto ciò era vero. ma egli era un ateniese
di mentalità, e come tale non poteva capire
la cultura spartana.
Le donne spartane più libere delle altre
donne greche
in effetti, la condizione del-
le donne spartane era molto particolare.
A differenza delle altre donne greche, che
trascorrevano praticamente la vita nelle lo-
ro case e le lasciavano solo per partecipare
ad alcune festività religiose, e ad alcune ce-
rimonie familiari (per esempio, i funerali),
le spartane venivano educate a vivere libe-
ramente all’aria aperta. Anche se sposate,
non erano tenute a dedicarsi né ai lavori
domestici, cui provvedevano le schiave,
né alla crescita dei figli, affidata alle nutri-
ci. Esse erano inoltre libere di dedicarsi al
canto, alla danza e soprattutto agli esercizi
ginnici, cui erano addestrate fin dalla più
tenera età, in quanto si pensava che così
facendo esse potessero dare figli robusti
alla patria.
Difficoltà dei greci a comprendere
la cultura spartana
ma gli altri greci,
che non arrivavano a comprendere
la cultura spartana, favoleggiava-
no della libertà anche sessuale delle
donne di questa città, e del loro po-
tere sugli uomini. narra per esempio
Plutarco che un giorno una straniera
avrebbe detto a gorgo, moglie del re
di Sparta leonida: «voi spartane sie-
te le sole donne che comandano i lo-
ro uomini». E gorgo rispose: «Siamo
le sole che generiamo uomini».
La condizione femminile a Sparta
APPRoFondimEnTo
Donne spartane durante una corsa,
da una pittura su vaso del secolo
V
a.C.
Storia07.indd 121
31/01/