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Il Seicento: tra naturalismo e ideale classico
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ch i av i
d i
l e t tura
Un’opera unica: un
capolavoro di virtuosi-
smo prospettico che
unisce tipologie diver-
se (ritratto, autoritrat-
to e scena d’ambiente)
e viene letto come “ma-
nifesto” di una pittura
consapevole della sua
illusorietà.
Nel ricercato gioco di
rapporti che si crea nel
quadro (gli osservato-
ri “invisibili” ma neces-
sari che compaiono nel
dipinto, il pittore che ri-
trae se stesso nell’am-
biente e nell’azione della
sua attività…) i protago-
nisti-destinatari-commit-
tenti dell’opera vengono
rappresentati in un mo-
do assolutamente nuovo
e originale.
l e t t u r a
d
o p e r a
Diego Velázquez:
Las Meniñas
scala illuminata, guarda all’interno. Alla percezione
quasi fisica dell’immagine, data dall’
eccezionale re-
sa realistica
delle vesti e dei volti, si contrappone un
concatenarsi di spazi e azioni che spingono il nostro
sguardo a spostarsi da un punto all’altro del quadro,
ampliandone così il campo visivo naturale. Lo
spazio
molteplice e sfaccettato
si distribuisce sulle diagona-
li che uniscono i tre poli della composizione (infan-
ta, sovrani e pittore), intersecandosi all’incirca sopra
il capo della bionda fanciulla con la funzione di ri-
partire le zone d’ombra e di luce, e suggerendo, co-
me in un palcoscenico teatrale, spazi al di fuori della
rappresentazione.
È la
luce
tuttavia a stabilire l’
ordine gerarchico
dei pia-
ni prospettici. Intride la pennellata, così vibrante da
stemperare i contorni, modellando le figure che sem-
brano immagini della memoria.
Il pittore si serve di un gioco sottile per ottenere la
rap-
presentazione simultanea
della realtà: tutto ciò che la
coppia dei sovrani sta vedendo, nel momento stesso
in cui il pittore li ritrae, diventa esso stesso l’oggetto
della rappresentazione. Supera in questo modo il li-
mite dell’unità di spazio e tempo proprio della scena
classico-aristotelica, e infrange contemporaneamen-
te la rigida barriera di ciascun genere pittorico facen-
do convivere ritratto, e scena di genere e autoritratto.
La visione è inganno
Quasi una
moderna istantanea
ma in realtà un labi-
rintico gioco di specchi, che nella sua genialità s’in-
serisce a pieno titolo nella poetica barocca della me-
tamorfosi e ancor di più incarna lo spirito letterario
della Spagna dell’epoca, incentrato sul tema della
va-
nitas
e dell’illusorietà del tempo. Infatti si è soliti av-
vicinare la pittura di Velázquez all’opera teatrale di
Pedro Calderón de la Barca (Madrid, 1600-1681), il
grande commediografo di Filippo IV, in particolare
alla sua
Vida es sueño
.
In realtà il senso della transitorietà del tempo – te-
stimoniato in
Las Meniñas
– è in Velázquez molto
diverso da quello celebrato nell’opera di Calderón,
profondamente segnato come fu dal sentimento re-
ligioso. Se in lui il tempo della vita sfugge e la vita è
una mera illusione, è per affermare il valore e la
su-
premazia della «vita oltre la vita»
. Sono le glorie ter-
rene a essere illusorie.
In
Las Meniñas
il tempo non si confronta con l’eter-
nità e l’elemento prevalente è la sognante malinconia
di un ricordo che ferma un istante di vita e rende im-
perituri quei volti. Il senso di transitorietà e d’ingan-
no è dato piuttosto dalle parti non finite della pittu-
ra, come le mani del pittore, o dal volgersi colmo di
stupore delle figure che guardano verso lo spettato-
re, come colte di soppiatto, che appaiono quasi im-
preparate di fronte a un’apparizione: Velázquez con-
traddice così la possibilità stessa che i sovrani siano
realmente in posa davanti al quadro.
La storia del quadro
Il quadro è citato a partire dal 1666, quando fu sti-
lato l’inventario dei dipinti esistenti nel Palazzo Re-
ale di Madrid dopo la morte di Filippo IV, come un
quadro grande «raffigurante l’Infanta Margarita con le
sue dame di corte e una nana di mano di Velázquez».
È soltanto a partire dalla metà dell’Ottocento che vie-
ne comunemente identificato con il titolo di
Las Me-
niñas
(
Le damigelle reali
)
(1)
.
Stando ad attendibili fonti dell’epoca venne ultimato
nel
1656
. Queste stesse cronache ci informano circa
l’identità di quasi tutti i personaggi.
Sappiamo che la stanza in cui è ambientato il ritrat-
to è quella principale dell’appartamento del giovane
principe Baldasar Carlos, concesso al pittore dopo la
prematura morte del fanciullo.
Qui Velázquez aveva il suo studio dove spesso il re e
la regina, Marianna d’Austria, amavano recarsi per ve-
derlo all’opera. I dipinti alle pareti, più di quaranta,
erano copie da opere di Rubens e di altri artisti fiam-
minghi realizzate dal pittore Mazo, al servizio del gio-
vane erede defunto.
I personaggi ritratti
Protagonista
è la bionda
infanta Margarita
, unica fi-
glia di Filippo IV, che all’epoca del dipinto aveva so-
lo cinque anni. Attorno a lei ruota il microcosmo della
sfera più intima della corte spagnola. Velázquez utiliz-
za il ritratto di gruppo per dar vita a un’immagine di
straordinaria novità. L’infanta è riverita da una cop-
pia di damigelle, una delle quali le porge una brocca
d’acqua su un vassoio.
Dietro osservano la scena un uomo e una donna: i tu-
tori delle damigelle. Il clima di rigida etichetta è tra-
sgredito dalla presenza della coppia di nani, Mari-
barbola e Nicolasito, che gioca con il meraviglioso e
sonnacchioso mastino.
Il gioco degli specchi
Sul fondo, riflessi nello specchio, il re con la consorte
che immaginiamo virtualmente al nostro fianco qua-
li osservatori della scena, coloro che il pittore sta pro-
babilmente ritraendo sulla tela.
La
trovata dello specchio
rimanda al celebre dipinto
fiammingo di proprietà del re di Spagna:
I coniugi Ar-
nolfini
, dipinto da Jan van Eyck nel 1434. È questo un
espediente per mezzo del quale Velázquez, dipingendo
il proprio autoritratto, rende noto il suo amichevole
rapporto con il re, grande patrono delle arti e, ad un
tempo, riserva a sé, pittore di corte, un ruolo di primo
piano. Lo stesso re dopo la morte di Velázquez, ordi-
nò che sulla giubba venisse dipinta la croce dell’Ordi-
ne di Santiago, una onorificenza conferitagli nel 1659.
Lo spazio si prolunga
, quasi all’infinito, grazie a una
porta aperta sul fondo della stanza, dalla quale il ma-
resciallo d’alloggio della regina don José Nieto Ve-
lázquez, lontano parente del pittore, fermo su una
Diego Velázquez: Las Meniñas
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