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uoghi
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I giochi – che come avviene in origine hanno il valore di
un’offerta rituale a un morto o a un dio – dapprincipio
furono una festa locale del Peloponneso, successivamen-
te presero un’importanza panellenica.
Secondo la cronologia tradizionale, le prime Olimpiadi
furono celebrate nel 776 a.C. su una sola gara, la corsa di
velocità: a vincere fu Corebo di Elea (Pausania,
Descrizione
della Grecia
5, 8, 9). In seguito furono introdotte altre gare:
la corsa con i carri e con le mule, la corsa di fondo, gare di
lotta, di pancrazio, di pugilato, di pentatlon e altre; a par-
tire dal 632 a.C. furono istituite anche gare per i giovani al
di sotto dei vent’anni.
I giochi erano esclusivamente maschili, ed era generalmente
vietato alle donne maritate di assistervi (ma successivamen-
te anche le donne furono ammesse tra gli spettatori).
Le gare si svolgevano nel cuore dell’estate, ogni quattro anni,
nei giorni di plenilunio dell’ottavo mese del calendario eleo
(a seconda del calendario, nei mesi di Partenio o Apollonio),
corrispondenti al luglio-agosto del calendario attuale: le cele-
brazioni avvenivano la sera dell’ultimo giorno, quando la luna
iniziava a infiammare la notte.
Il cuore della cultura arcaica
Olimpia era il luogo in cui si onoravano “i migliori”, cioè
i vincitori delle gare, e in cui quindi prendeva forma con-
creta quel sistema etico, espresso già dai poemi omerici, in
cui essere i primi davanti a tutti e conseguentemente venire
ricordati, celebrati con canti e feste, significava restare nella
memoria comune al di là del trionfo di un giorno.
Perciò i giochi erano l’occasione di un convegno di folla, da
ogni luogo della Grecia e dall’oltremare; vi giungevano anche
poeti, rapsodi e successivamente filosofi e oratori che trova-
vano a Olimpia un largo pubblico per le loro declamazioni.
Era un luogo di circolazione d’idee e di esibizione di per-
sonaggi: l’oratore Lisia pronunciò, durante le Olimpiadi
del 384 a.C. un discorso (l’
Olimpico
) per fare escludere
dai giochi il tiranno Dionisio di Siracusa; Luciano (se-
colo ii d.C.) racconta in un suo dialogo (
La morte
di Peregrino
) la vicenda di un predicatore e santone
della sua epoca, Peregrino, che si fece alzare una pi-
ra e si bruciò vivo durante i giochi Olimpici, per
«ascendere tra gli dei» davanti agli occhi di tutti.
Tutto ciò che si diceva o accadeva in Olimpia
aveva una risonanza clamorosa: questo spiega anche la fama
delle odi di Pindaro e Bacchilide. Le Olimpiadi formano anche
il quadro cronologico della storia greca: a partire dal secolo
v-iv a.C. gli eventi si datavano sulla base delle Olimpiadi, a
partire dalla prima.
I miti di fondazione
Olimpia aveva un mito di fondazione, di cui parla anche
Pindaro, nell’
Olimpica
i: un giorno in quel luogo si svolse
una famosa corsa di carri in cui un giovane venuto dalla
Lidia, Pelope (eroe eponimo di tutta la regione: Pelopon-
neso è «l’isola di Pelope») sconfisse il re dell’Elide, Enomao,
e sposò sua figlia Ippodamia: nel cuore di Olimpia sorge-
va infatti un “sepolcro di Pelope”, descritto dal
viaggiatore Pausania (secolo ii d.C.) che la-
sciò un’accurata descrizione dei luoghi di
Olimpia.
Il vero fondatore dei giochi
era stato, molti anni do-
po, l’eroe dorico per ec-
cellenza, Eracle, colui che
più di tutti rappresentava
l’ideale dell’atletismo greco:
l’uomo forte, generoso, leale, impavi-
do, possente nel corpo ma grande an-
che nell’anima. Si raccontava che Era-
cle, tornato da un’impresa nell’estremo
nord, avesse portato dagli Iperborei un
ramo d’olivo e l’avesse trapiantato nella
pianura dell’Alfeo, istituendo i primi
giochi: appunto con una ghirlanda di
olivo s’incoronavano i vincitori dei
giochi.
Secondo altre tradizioni il fondatore
sarebbe stato Pelope stesso oppure
l’eroe locale Oxilo; si diceva che
dopo una lunga interruzione i
Nike di Paionios (Olimpia)
Una statua di Nike (“Vittoria”),
opera dello scultore Paionios di
Mende, fu dedicata dai Messeni e
dagli abitanti di Naupatto dopo la
sconfitta degli Spartani a Sfacteria
(nel 425 a.C.); la Nike era posta su
un’alta colonna in prossimità del
tempio di Zeus.