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Costume e mentalità
1
Città e campagna
La propaganda augustea e il ritorno alla campagna
Tema ricorrente nella letteratura di un popolo che non aveva mai rinnegato le proprie ori-
gini contadine, l’opposizione tra città e campagna aveva fatto la sua comparsa già in
Teren-
zio
, che negli
Adelphoe
(vd. Volume 1) non solo schierava i due fratelli Micione e Dèmea a
rappresentare i due mondi contrapposti, ma associava la vita cittadina a piaceri e comodità
e quella di campagna a lavoro e sacrifici. Questa alterità non rispecchiava soltanto due scel-
te di vita, ma
due modelli morali
: la città era simbolo di educazione liberale e permissiva;
la campagna di severità e rigore.
Tuttavia questa identificazione non era destinata a durare, e per progressivi slittamenti sareb-
be giunta a un completo rovesciamento. Con il passaggio dell’economia romana dall’origi-
naria fase agricola a una centralità commerciale (II sec. a.C.), la città da luogo di delizie ago-
gnato da una popolazione agreste divenne una metropoli frenetica, ai cui ritmi non era pos-
sibile sottrarsi se non attraverso il ritorno alla campagna. O meglio,
la città rimaneva una
meta da raggiungere
per il giovane risoluto a fare carriera, ma una volta conseguita una so-
lida posizione sociale si cercava
evasione nella quiete della campagna
.
In età augustea la contrapposizione tra vita di città e vita di campagna si accentua. A mette-
re il tema in primo piano contribuisce il programma di ritorno alla campagna promosso da
Augusto per arginare lo spopolamento dei campi e l’inurbamento delle masse. L’elogio del-
la vita rustica diviene così un luogo comune della letteratura.
Nelle
Bucoliche
di Virgilio ritroviamo il paesaggio campestre delineato da Lucrezio in un
passo del
De rerum natura
(II 29-33; vd. Volume 1). Non si tratta di un paesaggio reale, ma
di un
locus amoenus
i cui ingredienti sono fissi: un prato fiorito all’ombra di alberi fron-
dosi, una fonte fresca e un ruscello, la bella stagione, animali al pascolo e un
pastore che
canta
(1)
accompagnandosi con la zampogna. In una parola, quella che viene comunemen-
te detta
‘Arcadia’
(2)
(vd. Capitolo 3, p. 63).
Tutt’altra cosa è il paesaggio messo a tema dallo stesso Virgilio nelle
Georgiche
: non più il
luogo dell’evasione nel canto, ma il luogo del lavoro e della fatica, non popolato da pasto-
ri ma da agricoltori. Eppure l’episodio del vecchio di Còrico, che «eguagliava nell’animo le
ricchezze dei re» coltivando qua e là un terreno abbandonato e non fertile, addita il duro la-
voro dei campi come l’unica forma di salvezza per gli uomini del tempo, come l’unica for-
ma di vita felice (
Georgiche
II 458-460):
Fin troppo fortunati, se conoscessero i loro beni,
I contadini! A loro, lontano dalle armi di guerra, da sé
La terra giustissima fornisce dal suolo il facile vitto.
I precedenti
Il piano augusteo
e la campagna
in Virgilio
Gli autori
Virgilio
Orazio
Tibullo
Ovidio
Virgilio
Orazio
Tibullo
Virgilio
Orazio
Tibullo
Properzio
Ovidio
Orazio
Tibullo
Properzio
Ovidio
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