Principi fondamentali

Articolo 6

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

La storia

Questa norma non era presente nel progetto iniziale. Fu presa in considerazione in seguito a due proposte degli onorevoli Codignola («La Repubblica garantisce il pieno e libero sviluppo, nell’ambito della Costituzione, delle minoranze etniche e linguistiche esistenti nel territorio dello Stato») e Lussu («Gli enti autonomi regionali non possono, sotto nessuna forma, limitare il pieno e libero sviluppo delle minoranze etniche e linguistiche esistenti nel territorio dello Stato»).
Codignola (tra i fondatori del Partito d’Azione e, poi, di Unità Popolare, un movimento fondato nel 1953 da un gruppo di socialdemocratici e di repubblicani che non si riconoscevano nel programma politico ufficiale dei rispettivi partiti) e Lussu (influente esponente del Partito d’Azione e, successivamente, del Partito socialista) volevano evitare che la maggioranza nazionale potesse limitare i diritti delle minoranze linguistiche in quelle regioni dove queste rappresentavano comunità etniche con proprie radicate tradizioni culturali e linguistiche (per esempio, gli altoatesini di lingua tedesca, i francofoni in Valle d’Aosta o gli sloveni in Friuli-Venezia Giulia).
 

Il commento

L’art. 6 trova applicazione soprattutto negli ordinamenti delle Regioni a statuto speciale (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia) che tutelano le minoranze attraverso il bilinguismo (la possibilità di utilizzare in maniera paritaria, anche nelle scuole, l’italiano e la lingua madre) e il separatismo linguistico (questo modello – in vigore in Trentino-Alto Adige e nelle province di Trieste e Gorizia – tende a separare i gruppi, per esempio attribuendo a ciascuno proprie scuole dove l’idioma dell’altro è studiato come «seconda lingua»).
Nel 1999 è stata approvata una legge (n. 482) per tutelare le minoranze linguistiche (albanesi, altoatesini, carinziani, carnici, catalani, croati, francoprovenzali, francofoni, friulani, greci, ladini, occitani, sardi, sloveni, rom e sinti) e per favorire l’utilizzo e la conservazione dei loro idiomi.