La storia
Il dibattito sull’art. 55 si incentrò sulla scelta fra il sistema unicamerale e bicamerale.
I fautori del sistema unicamerale sostenevano che due Camere ripetono i loro poteri e finiscono per dar vita a un inutile doppione. I sostenitori del sistema bicamerale affermavano che una sola Camera può causare una «dittatura di assemblea» e un «assolutismo democratico».
L’Assemblea, dopo un acceso dibattimento, votò a favore di un sistema bicamerale (Camera dei deputati e Senato) e del criterio della parità fra le due Camere. L’on. Costantino Mortati (Democrazia cristiana), nell’affermare l’impossibilità di determinare a priori un diverso peso politico per le due Camere, dichiarò: «[…] questa diversità potrà affermarsi attraverso la prassi avvenire che potrà determinare in modo stabile, o di volta in volta, una maggiore influenza dell’una (Camera) rispetto all’altra e quindi corrispondentemente una maggiore remissività dell’una rispetto all’altra».
Quanto al secondo comma, la maggioranza dell’Assemblea si dimostrò contraria a istituire un organismo con poteri propri e un suo ufficio di presidenza (avrebbe dovuto chiamarsi Assemblea Nazionale) e decise che, in un numero limitato di casi (per esempio, l’elezione del Presidente della Repubblica), Camera e Senato si sarebbero riuniti in seduta comune assumendo il «glorioso e tradizionale» nome di «Parlamento».