Il Sessantotto: una zona di confine tra passato e futuro

Obiettivi

Tra le tante organizzazioni, correnti, scuole di pensiero che hanno animato il cosiddetto Sessantotto, si può rintracciare un minimo comune multiplo, le cui radici sono relativamente antiche perché affondano nelle critiche alla modernità che hanno accompagnato il passaggio tra Ottocento e Novecento. Critiche che si basavano sull’avversione nei confronti dell’individualismo, del materialismo, dell’utilitarismo, e sulla ribellione contro il dominio delle cose (delle forze materiali, ovvero dell'economia e della tecnica) sulla vita umana. Alla base dell’improvvisa esplosione della contestazione giovanile c’è dunque la rivolta contro un mondo artificiale, in cui l’essere umano si abitua, in definitiva, ad avere un rapporto strumentale con tutto ciò che lo circonda, con gli altri individui e, inevitabilmente, pure con se stesso. Tale condizione appare devastante perché isola l’individuo e rende la sua vita insensata, ovvero, in altre parole, povera di sentire, apatica, priva di partecipazione emotiva. È questo il contesto in cui occorre collocare il Movimento del Sessantotto per comprendere: il rifiuto dei giovani di diventare essi stessi una merce da vendere sul mercato; la messa in discussione delle gerarchie sociali e dell’autoritarismo che pervadono la società dell’epoca e soffocano l’autonomia individuale; l’affermazione della liberazione sessuale come strumento per affrancarsi dai condizionamenti di un'educazione repressiva che insegna a rinunciare a se stessi e a non farsi coinvolgere emotivamente dagli altri; e la ricerca di un’emancipazione individuale che diventi anche emancipazione collettiva, nella convinzione che il futuro individuale sia indissolubilmente legato alla capacità di trasformare, tutti insieme, la società esistente.

 

Si parlerà di:

  • Le origini del Sessantotto: la faccia oscura della modernità e la crisi della società borghese tra Ottocento e Novecento.

  • Le trasformazioni della società contemporanea e il ruolo delle giovani generazioni.

  • L’avvio della contestazione.

  • Il Sessantotto a sinistra.

  • Il Sessantotto a destra.

  • Contestazione e violenza politica.

  • Il Sessantotto fu una rivoluzione?

  • Le eredità del Sessantotto.






Relatore

Angelo Ventrone è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Macerata e si interessa di culture politiche, partiti e comunicazione politica, violenza politica. Tra i suoi libri: Il nemico interno. Immagini e simboli della lotta politica nell’Italia del ’900 (Donzelli, 2005), La cittadinanza repubblicana. Come cattolici e comunisti hanno costruito la democrazia italiana 1943-1948 (Il Mulino, 2008), «Vogliamo tutto». Perché due generazioni hanno creduto nella rivoluzione 1960-1988 (Laterza, 2012), Grande guerra e Novecento. La storia che ha cambiato il mondo (Donzelli, 2015), La strategia della paura. Eversione e stragismo nell’Italia del Novecento (Mondadori, 2019). Per Le Monnier Università ha pubblicato con Salvatore Lupo L’età contemporanea (2018).

Materiale didattico


Tutti i partecipanti riceveranno al termine dell’evento delle schede di approfondimento sul tema oggetto dell’incontro, realizzate a cura della redazione sulla base delle indicazioni del Relatore.


 
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  • Presentazione riassuntiva 1966 Kb

Dal catalogo di Saggistica

L'ETÀ CONTEMPORANEA

Salvatore Lupo, Angelo Ventrone
L’Ottocento e il Novecento sono due secoli che vanno necessariamente considerati parti integranti dell’Età contemporanea; solo così, infatti, si possono mettere in evidenza le radici del mondo in cui viviamo. Il percorso si chiude con l’emersione di nuove potenze e con il conseguente stravolgimento a livello planetario delle precedenti gerarchie politiche ed economiche.
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