Quando abbiamo visto la Terra per la prima volta

di Edwige Pezzulli
  • Materie coinvolte: Fisica

Per millenni, gli esseri umani hanno alzato lo sguardo al cielo in cerca di risposte alle domande più disparate, alle volte legate a questioni esistenziali, altre a semplici bisogni anche molto concreti. Abbiamo immaginato il nostro posto nell’Universo attraverso il racconto di miti, religioni e filosofie, ma solo nel Novecento è stato possibile vedere con i nostri occhi il pianeta Terra nella sua interezza e nella sua posizione più significativa: sospeso nel vuoto cosmico. 

Non è solo grazie alla scrittura o alla parola che si possono innescare cambiamenti profondi: per scuoterci e costruire nuove consapevolezze può bastare una sola immagine. Le prime fotografie della Terra scattate dallo spazio hanno segnato una svolta nella percezione collettiva del nostro pianeta, contribuendo alla nascita di una vera e propria coscienza ambientalista globale.

 

Imago mundi

Le rappresentazioni del mondo sono un tema che ha attraversato la storia del genere umano. Alcune avevano uno scopo eminentemente pratico, per conoscere e descrivere il territorio, come carte e mappe geografiche; ma non per questo possiamo dimenticare l’aspetto simbolico, con il quale gli esseri umani hanno cercato di trovare un’immagine del mondo e del nostro posto in esso.

Una mappa in argilla rinvenuta in Mesopotamia e risalente al 500 a.C. rappresenta il mondo come un disco circolare in cui al centro si trova la città di Babilonia; il planisfero di Anassimandro, dello stesso periodo, lo rappresenta con al centro la Grecia; a questa immagine si rifanno, più o meno esplicitamente, tutte le mappe del mondo antico e medioevale. Successivamente, queste immagini presero la forma dei mappamondi sferici, il più antico dei quali ancora conservato è l’Erdapfel (“mela del mondo” in tedesco) costruita da Martin Behaim intorno al 1490 (quindi prima dell'arrivo di Cristoforo Colombo nelle Americhe).

Mentre queste rappresentazioni diventavano più accurate geograficamente, la simbologia della Terra come luogo della vita e della prosperità restava affidata alle immagini metaforiche, come Tellus Mater, la Madre Terra, o le rappresentazioni di altre divinità o spiriti divini incarnazione della Terra. In un incrocio tra scienza, arte e sentimenti di appartenenza universale, solo con l’avvento della fotografia e della tecnologia spaziale si sarebbero potuti nuovamente fondere questi due aspetti, quello descrittivo del mondo come appare ad uno sguardo scientifico, e quello simbolico della Terra come culla dell’umanità.

 

La fragilità della nostra casa

Una delle immagini più iconiche, che trasformò il nostro modo di vedere la Terra e, dunque, l’umanità, fu scattata il 7 dicembre 1972, durante la missione Apollo 17. Gli astronauti Eugene Cernan, Ronald Evans e Harrison Schmitt immortalarono il nostro pianeta in una fotografia che diventerà forse la più celebre immagine della Terra vista dallo spazio, la Blue Marble. L’immagine mostrava il pianeta completamente illuminato dal Sole, privo di ombre, come una sfera perfetta sospesa nel vuoto cosmico: una semplice biglia blu — da cui il nome, blue marble.

 
Earthrise
 

Questa fotografia divenne rapidamente una delle più riprodotte della storia. Per la prima volta, la Terra appariva dallo spazio completamente illuminata, grazie alla posizione del Sole alle spalle degli astronauti al momento dello scatto.

L’assenza di confini visibili rafforzava l’idea di un’umanità unita e la consapevolezza della necessità di proteggere l’intero ecosistema globale. Blue Marble divenne presto un’icona della vulnerabilità e dell’unità del nostro pianeta, trasformandosi in un potente simbolo del nascente movimento per la conservazione ambientale.

 

La prima alba terrestre

Quattro anni prima della Blue Marble, alla vigilia di Natale del 1968, gli astronauti della missione Apollo 8 Frank Borman, Jim Lovell e William Anders divennero i primi esseri umani a orbitare attorno alla Luna. Mentre sorvolavano il lato nascosto del nostro satellite per raggiungere quello visibile, furono testimoni di uno spettacolo incredibile: la Terra che sorgeva sopra l’orizzonte lunare. 

Anders afferrò la sua macchina fotografica e immortalò la scena, scattando la celebre immagine Earthrise: il nostro pianeta come un globo luminoso e fragile che sorgeva dalla superficie lunare.
black marble
Fu questa, in realtà, la prima fotografia a colori della Terra vista dallo spazio che circolò rapidamente in tutto il mondo. Earthrise venne riprodotta in milioni di copie e divenne un simbolo immediato della necessità di considerare la Terra come un sistema fragile e, soprattutto, finito. La fotografia venne riconosciuta come una delle più influenti mai scattate, tanto da essere inclusa nel 2003 dalla rivista Life nella lista delle “100 fotografie che hanno cambiato il mondo”. 

Come spesso accade con le immagini più potenti, Earthrise contribuì a trasformare radicalmente la percezione collettiva: «La foto toglieva la Terra dal centro e ne ridimensionava l'importanza, facendo sentire piccoli piccoli anche i suoi abitanti», osservò lo storico dell'arte James Fox.

 

Un puntino nell’universo

Earthrise e Blue Marble avevano mostrato la Terra vista dallo spazio nella sua interezza, ma da una prospettiva comunque relativamente ravvicinata.

Nel 1990, la sonda Voyager 1 ci regalò invece un’immagine ancora più sconvolgente: dopo aver viaggiato per oltre 6 miliardi di chilometri, e arrivata ai confini del nostro sistema solare, la fotocamera della sonda fu rivolta verso la Terra.

Il risultato fu una fotografia destinata a cambiare ancora una volta il nostro modo di osservarci: la Terra, un minuscolo puntino azzurro sospeso nell’immensità dello spazio.
black marble
Nella striscia più luminosa dell’immagine — dovuta a un effetto di diffusione della luce solare nell’apparato fotografico — si nasconde un puntino piccolissimo, appena visibile a occhio nudo. Quello è il Pale Blue Dot, il Pallido Puntino Blu

Mostrando la stampa di questa immagine al pubblico, l’astrofisico Carl Sagan commentò:

«Guarda di nuovo quel puntino. È qui. È casa. È noi. 

Su di esso, chiunque tu ami, chiunque tu conosca, chiunque tu abbia mai sentito nominare, ogni essere umano che sia mai esistito ha vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e sofferenze, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e ogni contadino, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, bambino pieno di speranze, inventore ed esploratore, ogni maestro di morale, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "sommo leader", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie ha vissuto lì – su un granello di polvere sospeso in un raggio di sole. 

La Terra è un piccolissimo palcoscenico in un vasto cosmo. Pensa ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, in gloria e trionfo, potessero diventare momentanei padroni di una frazione di un puntino. Pensa alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel sugli abitanti di un altro angolo, quanto siano frequenti i loro malintesi, quanto siano ansiosi di uccidersi l’un l’altro, quanto siano ferventi i loro odi. Le nostre pose, la nostra immaginata auto-importanza, l'illusione che abbiamo una posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è una solitaria macchia nell'oscurità cosmica avvolgente. 

Nella nostra oscurità – in tutta questa vastità – non c'è alcuna indicazione che possa venire aiuto da altrove a salvarci da noi stessi. La Terra è l'unico mondo conosciuto, finora, che ospiti la vita. Non c'è nessun altro posto, almeno nel prossimo futuro, verso cui la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Stabilirsi, non ancora. Che ti piaccia o no, per ora la Terra è il luogo dove siamo costretti a vivere. 

Si dice che l'astronomia sia un'esperienza umile e formativa. Forse non c’è migliore dimostrazione della follia delle presunzioni umane di questa immagine distante del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di trattarci più gentilmente l’un l’altro, e di preservare e custodire l’unico pianeta che abbiamo mai conosciuto: la Terra.»

 

L’eredità delle immagini spaziali della Terra

Prima di Earthrise, Blue Marble e Pale Blue Dot, la consapevolezza della fragilità del nostro pianeta era limitata alla comunità scientifica e a pochi ambienti vicini al movimento ecologista.

La visione della Terra come un piccolo globo sospeso, senza confini visibili, ha spinto invece milioni di persone a riconoscere l’urgenza di ripensare il nostro rapporto con l’ambiente, rafforzando l’idea che tali questioni non siano problemi da affrontare localmente, ma sfide globali che richiedono un livello internazionale di cooperazione. Non è un caso che nemmeno due anno dopo Earthrise, il 22 aprile 1970, negli Stati Uniti venne celebrato per la prima volta l’Earth Day.

L’idea di una giornata dedicata alla Terra emerse già nel 1962, in un clima di crescente protesta contro la guerra del Vietnam, e prese forma definitiva nel 1969, dopo il disastro ambientale provocato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara, in California. L’Earth Day segnò l’inizio di un’epoca in cui la tutela del pianeta divenne una priorità politica e sociale.

Da allora è diventato un movimento globale, che ogni anno coinvolge milioni di persone in oltre 190 paesi attraverso iniziative per contrastare il cambiamento climatico, ridurre l’inquinamento e promuovere uno stile di vita più sostenibile. In questo impegno, le fotografie della Terra vista dallo spazio non rappresentano più delle semplici immagini: sono specchi che riflettono la nostra condizione comune, l’interconnessione tra tutte le parti e la nostra responsabilità verso il pianeta.  Guardare la Terra dall’alto ci ha infatti insegnato una lezione fondamentale: viviamo su un pianeta piccolo, fragile e prezioso, un’oasi di vita in un universo per lo più buio e silenzioso. E dalla visione antropocentrica, legata al dominio della Terra, della natura, al possederla, usarla ed espandersi verso un eterno oltre, è necessario compiere un passaggio fondamentale: riconoscere che siamo parte integrante della natura stessa, abbandonare le logiche di centralità e transitare verso i concetti di responsabilità e cura, ricordandoci che il nostro destino è legato indissolubilmente all’equilibrio dell’intero ecosistema, e che su questo piccolo puntino azzurro possiamo davvero salvarci solo se sapremo salvarci tutte e tutti insieme.

 

Proposta di attività per la classe

L’attività consiste in una riflessione collettiva sulla potenza comunicativa che hanno avuto nella storia alcune immagini, soprattutto in termini di consapevolezza su alcune questioni scientifiche. Uno spunto di riflessione potrebbe essere oggetto dalla famosa fotografia scattata da Therese Frare, che immortalò gli ultimi istanti di vita di David Kirby circondato dalla sua famiglia, in quello che, nella rivista Life, venne definito come "lo scatto che ha cambiato il volto dell'AIDS". L’attività ha lo scopo di stimolare le e gli studenti al confronto e ad argomentare un punto di vista, individuandone anche le possibili controargomentazioni. 

Fasi e tempi di realizzazione

Fase 1 (10 minuti) - La consegna può essere introdotta dall’insegnante che facilita la formazione dei gruppi e sceglie una persona portavoce per ciascun gruppo.

Fase 2 (20 minuti) - All’interno di ciascun gruppo, le e gli studenti discutono tra loro e argomentano il punto di vista assegnato.

Fase 3 (15 minuti) - Le persone portavoce espongono i risultati della discussione.

Fase 4 (10 minuti) - L’insegnante discute i risultati ottenuti.

Al termine del dibattito le e gli studenti possono esprimere individualmente la propria opinione rispetto alle seguenti domande.

  • Concordi con l’opinione espressa dal tuo gruppo? 

  • L’attività ha in qualche modo contribuito a modificare le tue precedenti opinioni sull’argomento?

  • A quale conclusione sei giunta/o?


Bibliografia


  • EarthDay.org. The History of Earth Day. earthday.org/history


  • INGV Ambiente. La Blue Marble: una foto che ha cambiato la percezione della Terra. ingvambiente.com


  • Cagan, Carl. Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space. Random House, 1994.


  • Klein, Naomi. This Changes Everything: Capitalism vs. The Climate. Simon & Schuster, 2014.


  • McNeill, John R., and Peter Engelke. The Great Acceleration: An Environmental History of the Anthropocene since 1945. Harvard University Press, 2014.


  • Garcia, Maria, and Alexander P. D. R. Dowd. NASA and the Environment: A History of Space Exploration and Environmental Awareness. Oxford University Press, 2017.


  • Berman, E. (Ed.). Images of Earth from Space: Iconic Space Photography and the Movement for Environmental Change. Yale University Press, 2018.