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Totalitarismo

Il termine “totalitarismo” fu coniato in Italia nel maggio 1923, e venne inizialmente usato dagli antifascisti come insulto. Anche Mussolini lo utilizzò, comunque, nel giugno del 1925 quando parlò della “fiera volontà totalitaria del suo movimento”.
Il termine “totalitarismo” sembra che sia stato usato come etichetta per accomunare stati fascisti e comunisti in Inghilterra nel 1929, anche se parecchi anni prima Nitti e altri esponenti politici italiani avevano già proposto confronti tra fascismo e bolscevismo. Negli anni Trenta e Quaranta il concetto fu utilizzato da importanti intellettuali di sinistra (Borkenau, Lowenthal, Neumann) per spiegare quello che per loro era il carattere peculiare del fascismo (o del nazismo). Mancava però in questi autori ogni comparazione fascismo-comunismo.

Il termine comincia a essere usato come categoria storiografica dopo la pubblicazione del saggio della Arendt, Le origini del totalitarismo (1951).
Secondo la Arendt il totalitarismo fu un fenomeno complesso che caratterizzò alcuni regimi come quello fascista/nazista e quello stalinista. Uno stato totalitario è uno stato in cui il potere è nelle mani di un partito unico che si identifica con le principali istituzioni. Non esiste una separazione tra privato e pubblico e lo stato ritiene proprio compito occupare interamente la vita del singolo.

Intorno alla questione del totalitarismo si è aperto un dibattito che è ancora in corso. Esso vede schierati da una parte gli storici che giudicano fascismo/nazismo e stalinismo come perfettamente equivalenti, dall’altra gli storici che invece tendono a fare distinzioni di base tra i due tipi di regime.


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