Sòcrate

469-399 a.C.

Filosofo ateniese, Socrate dovette interessarsi nel corso della sua giovinezza alle ricerche dei (civ) → "naturalisti, filosofi", da lui successivamente ripudiate. Incoraggiato, infatti, da un oracolo di Delfi rivelatogli dall'amico → Cherefonte, in cui lo si indicava come il più sapiente tra gli uomini; e maturata la convinzione che il proprio sapere consistesse in nient'altro che nella consapevolezza delle proprie limitate conoscenze, Socrate iniziò un processo di revisione del sapere tradizionale reso possibile dal metodo dialettico da lui affinato e consistente nel promuovere la ricerca della verità attraverso un continuo dialogo con il prossimo. Il suo impegno come filosofo non lo distolse dal prendere parte ai drammatici avvenimenti di quegli anni. Partecipò con l'amico → Alcibiade alle battaglie di Potidea (430) e del Delion (424) nel corso della → "Peloponneso, Guerra del", dove si distinse per l'eccezionale coraggio dimostrato. Più tardi, nel 406, nel corso del → "Arginuse, Processo per i fatti delle", fu il solo ad avere il coraggio di contestare l'irregolarità con cui era stato condotto quel processo giudiziario, che si rivelava in tutto e per tutto il prodotto di uno stato democratico in crisi. Critico verso questo e simili abusi della democrazia, Socrate non fu però affatto condiscendente verso il breve governo oligarchico dei → Trenta Tiranni, che pure era formato in parte da suoi ex-ammiratori, come → Crizia e → Carmide. In particolare, Socrate si rifiutò di essere coinvolto nelle malefatte dei Trenta, che gli avevano ordinato di procedere a un irregolare arresto di un tale → Leone di Salamina, a loro inviso. Dopo la restaurazione della democrazia nel 403, la passata amicizia con Alcibiade e Crizia fu sufficiente a rendere Socrate sospetto da parte della popolazione di Atene. Nel 399 un'apposita accusa di empietà e corruzione venne presentata da tre accusatori (→ Anito, → Meleto e Licone), che riuscirono a montare un clamoroso processo e a far condannare a morte il filosofo. Obbediente alle leggi fino in fondo, Socrate rifiutò allora di scappare dal carcere ove era stato rinchiuso e, congedata la moglie Santippe, accettò di bere la cicuta dinanzi allo sguardo dei suoi stessi amici (tra cui Critone e Fedone). Tra i suoi discepoli vanno ricordati soprattutto Platone e Senofonte. → Saphéneia, vers. 94; 97; 116; 117; 337; 338; 339; 340; 342; 343; 344; 345; 346; 359; 360; 361; 362; 363; 364; 365; 366; 367; 369; 370; 371; 372; 373; 374; 382; 384; 453; 455; 584.