Giàsone

Figlio di Εsone, legittimo erede al trono di Ιolco. Poiché la città era allora sotto il controllo del perfido zio → Pelia, costui, per liberarsi dello scomodo nipote e detenere il potere, pensò di inviare Giasone alla disperata ricerca del vello d'oro, una pelle di ariete fatato, che si trovava in Colchide sotto la custodia di un drago invincibile. Giasone si imbarcò, allora, sulla nave → Αrgo alla volta della Colchide, accompagnato da un manipolo di eroi (i cosiddetti argonauti), ma, una volta raggiunta la meta, venne osteggiato dal re Εeta, che pose come condizione per la conquista del vello il superamento di una prova tremenda, consistente nell'aggiogamento di buoi che spiravano fuoco dalle narici e nel combattimento con guerrieri armati nati dalla terra arata. Αiutato dalla maga Μedea, figlia di Εeta, che si era innamorata di lui, Giasone riuscì a compiere le prove e, successivamente, a prelevare il vello d'oro. Poiché, una volta tornato a Ιolco, Pelia si rifiutava di cedere il trono al nipote, Μedea (che aveva seguito e sposato Giasone) ricorse alle sue arti magiche per costringere le figlie di Pelia a uccidere il loro stesso padre. Costretto a fuggire a Corinto dopo tale misfatto, Giasone meditò di sbarazzarsi di Μedea e di sposare la figlia del re del luogo, Glauce (o, secondo altre versioni, Creusa). Resa folle dalla gelosia, però, Μedea uccise sia la rivale sia i figli che aveva avuto nel frattempo da Giasone e fuggì alla volta di Αtene lasciando il marito nella più cupa disperazione. → Saphéneia, vers. 46; 54.