Odissea
(gr. Odusséia)

Tema
L’Odissea è tradizionalmente considerata il ‘secondo’ dei poemi attribuiti a Omero, sia per il tema, poiché essa appartiene al gruppo dei cosiddetti Nóstoi («Ritorni»), dedicati alle vicende che occorsero agli eroi greci dopo la caduta di Troia, sia per la cronologia: se già gli antichi opponevano l’Iliade come poema dell’ardore giovanile all’Odissea come poema della maturità e della saggezza senile, i moderni considerano il poema dedicato a Odisseo più recente sia per gli aspetti linguistici e formulari, sia per la struttura narrativa e per i dati storici e sociologici ricavabili dal testo. Composta di 12.007 esametri, sin da età alessandrina risulta divisa in 24 libri contrassegnati dalle lettere dall’alfabeto greco (minuscole, per convenzione). Rispetto alla composizione lineare e strutturalmente statica che caratterizza il ‘primo’ dei poemi omerici, l’Odissea si fonda su un meccanismo narrativo che fa ampio ricorso agli artifici macroscopici dell’analessi e della prolessi, ma anche a un complesso sistema di narratori interni e di brani metapoetici, che dà luogo a un reticolo assai suggestivo di echi e allusioni a distanza.

Se al centro dell’Iliade è un tema (l’ira di Achille), al centro dell’Odissea è un personaggio, quell’Odisseo eroe della mêtis («astuzia») che non di rado sembra fornire un controcanto ironico e polemico nei confronti dei valori eroici celebrati dall’Iliade: sicché fra i due poemi è possibile riscontrare un articolato insieme di rinvii intertestuali che hanno fatto pensare all’espressione di una genuina rivalità ‘di scuola’ fra aedi iliadici e aedi odissiaci.

Contenuto dei libri
Nella sua forma attuale, l’Odissea obbedisce alla seguente partizione interna (ci si limita qui a riportare gli eventi principali):

Libro I: Proemio e invocazione alla Musa; gli dèi riuniti in assemblea approvano la mozione di Atena, che intende garantire a Odisseo il ritorno in patria negatogli dall’ira di Poseidone; Atena travestita visita Telèmaco, che in Itaca sopporta le angherie dei Proci (i «pretendenti») radunati per ottenere la mano di sua madre Penèlope.

Libro II: Telemaco indice un’assemblea e denuncia i comportamenti dei Proci; decide quindi di partire alla ricerca di notizie sul padre, che ormai da venti anni manca da casa;

Libro III: Telemaco giunge a Pilo e incontra Nèstore, che non sa dargli notizie su Odisseo, ma gli narra il tragico ritorno di Agamennone.

Libro IV: Telemaco giunge a Sparta ed è accolto amichevolmente da Elena e Menelao, che rievocano numerosi ‘retroscena’ della vicenda iliadica; intanto Penelope apprende che il figlio è partito, e i Proci macchinano un agguato ai danni di Telemaco.

Libro V: gli dèi inviano Ermes presso l’isola di Calipso, dove Odisseo è bloccato e impossibilitato a tornare; sollecitata da Ermes, Calipso lascia che Odisseo parta su una zattera da lui costruita; ma Poseidone lo costringe al naufragio, e l’eroe approda semivivo sulla terra dei Feàci.

Libro VI: dopo l’incontro con la figlia del re, Nausìcaa, Odisseo è condotta alla reggia e viene rifocillato.

Libro VII: Odisseo è introdotto alla presenza del re Alcìnoo, a cui tace la sua identità, benché l’ospitalità offertagli sia ampia e generosa;

Libro VIII: Odisseo si intrattiene ancora presso i Feaci, e ha occasione di mostrare la sua abilità nei giochi atletici cui viene sfidato; al canto dell’aedo Demòdoco, che rievoca i fatti di Troia, l’eroe non riesce a trattenere il pianto; Alcinoo gli chiede la sua identità.

Libro IX: Odisseo si presenta, e ha inizio, nello stupore generale, il racconto in flashback delle sue peregrinazioni: i Cìconi, i mangiatori di loto (Lotòfagi), i Ciclopi e l’avventura presso l’antro di Polifemo.

Libro X: Odisseo prosegue i suoi racconti: Eolo e l’otre dei venti, i Lestrìgoni che massacrano i suoi compagni, l’isola di Circe e la permanenza annuale presso la maga.

Libro XI: Odisseo prosegue i suoi racconti: l’evocazione dei morti operata su consiglio di Circe, l’incontro con le anime degli eroi, fra cui Agamennone, Achille e Aiace.

Libro XII: Odisseo conclude i suoi racconti: il congedo da Circe, le Sirene, il mostro marino Scilla e il gorgo di Cariddi, il furto delle vacche del Sole che causa la morte dei compagni, infine l’arrivo presso Calipso. Si conclude il flashback di Odisseo.

Libro XIII: Odisseo è congedato dai Feaci, che gli permettono di giungere sino ad Itaca; da poco approdato, l’eroe incontra Atena, che concorda con lui il piano d’attacco ai Proci.

Libro XIV: Odisseo incontra il fedele servo Eumèo, al quale si presenta come un mendicante girovago.

Libro XV: Telemaco riparte da Sparta e sfugge all’agguato dei Proci; giunge a Itaca e si reca verso la capanna di Eumeo, dove nel frattempo Odisseo è stato trattenuto come ospite.

Libro XVI: Telemaco e il falso mendico si incontrano nella capanna di Eumeo; mentre questi è inviato ad avvertire Penelope del ritorno del figlio, il mendico rivela la sua identità a Telemaco e gli illustra il suo piano per disfarsi dei Proci.

Libro XVII: Odisseo ed Eumeo si recano in città; il falso mendico (riconosciuto dal vecchio cane Argo) elemosina alla tavola dei Proci, venendo da loro maltrattato.

Libro XVIII: Odisseo, ancora in veste di falso mendico, è costretto a misurarsi nella lotta con l’altro accattone di Itaca, Iro, fra le risa dei Proci, dai quali subisce poi altre provocazioni e angherie.

Libro XIX: il falso mendico incontra Penelope, che lo interroga sui suoi viaggi e non lo riconosce; lo riconosce invece la serva Eurìclea, nutrice di Odisseo, incaricata di offrirgli il rituale lavacro, ma l’eroe le impone di tacere.

Libro XX: dopo una notte angosciosa, Odisseo prepara la strage; dalla sua parte sono Telemaco, Eumeo e il bovaro Filezio; i Proci godono il loro ultimo pranzo a spese di Odisseo, che essi credono assente.

Libro XXI: ai Proci è stata proposta da Penelope la gara dell’arco: colui che riuscirà a tendere il grande arco di Odisseo, la avrà in sposa; i Proci falliscono nella prova; il falso mendico chiede di cimentarsi, e i Proci riluttano; nel frattempo Telemaco e i servi preparano il tranello.

Libro XXII: Odisseo tende l’arco, e anziché mirare ai bersagli convenuti, fa strage dei Proci; risparmiato dalla vendetta è l’aedo Femio.

Libro XXIII: Odisseo si fa riconoscere da Penelope, che lo mette alla prova per saggiarne l’identità; i due sposi si abbracciano e trascorrono la prima notte insieme dopo venti anni.

Libro XXIV: le ombre dei Proci giungono all’Ade, dove compaiono ancora Achille e Agamennone; a Itaca, i parenti dei Proci chiedono giustizia, ma per intervento di Atena si giunge a una pacificazione.

Caratteri e fortuna
Il carattere del protagonista «dalle molte risorse» (di cui il complesso valore noto come mêtis, «astuzia», è il principale e più tipico tratto) sembra riflettersi – hanno notato alcuni studiosi – sul carattere stesso del secondo poema omerico, sul suo intreccio complesso e sfuggente, sul gioco di specchi istruito non solo dai numerosi rinvii interni (fra narrazioni primarie e narrazioni secondarie, fra rappresentazioni metapoetiche di aedi ed eroi trasformati essi stessi in aedi, come accade ad Odisseo presso la corte di Alcinoo) ed esterni (per esempio fra l’Achille dell’Iliade e l’Achille, ben più dimesso e vittimista, dell’Odissea [in particolare, XI e XXIV]), ma anche e soprattutto dal motivo guida di un eroe che per recuperare la propria identità di sovrano deve passare attraverso molteplici metamorfosi e travestimenti. Non a caso, si è parlato per l’Odissea di una vera e propria ‘poetica della menzogna’, forse la stessa contro cui – secondo un’ipotesi assai diffusa – si scagliò Esiodo quando, nel proemio della Teogonia, oppose una ‘poesia della verità’ alle menzogne di cui le Muse si dichiarano volentieri capaci. Proprio per questo, in età antica, all’Odissea ha arriso una fortuna che, per quanto altissima, appare complessivamente inferiore a quella dell’Iliade; né è un caso che lo stesso Odisseo sia stato spesso rappresentato (per esempio da Sofocle e da Euripide) come un furfante cinico e spregiudicato, ben lontano dalla nobiltà di eroi come Achille e Aiace. Un prevedibile rovesciamento conosce la fortuna del poema nella letteratura novecentesca: sia per il suo impianto narrativo (che nell’impiego di diffuse anacronie e di racconti a cornice appare inevitabilmente ‘moderno’), sia per i caratteri ambigui dell’eroe, che mostra a tratti connotazioni romanticheggianti (complice il motivo del viaggio e della ricerca incessante, che dalla tarda antichità al ritratto dantesco [Inferno, XXVI] ha caratterizzato l’immagine dell’eroe), a tratti invece riflessi di esplicito anti-eroismo (e che perciò potrà fornire il modello, per tacere d’altro, al Leopold Bloom dell’Ulisse di J. Joyce [1922]).

[Federico Condello]