economia aziendale
 
 


 


 

 

Simulazione di seconda prova scritta

Economia aziendale - Istituti Tecnici Commerciali

di Gian Carlo Bondi


Un modello userfriendly per imparare a costruire un Bilancio su due esercizi con dati liberamente scelti (1° anno)

Nonostante le semplificazioni che lo caratterizzano, si ritiene che il modello possa essere adeguatamente utilizzato anche nei casi in cui il testo preveda limiti e condizioni, per avvantaggiarsi con una specie di binario logico di riferimento in cui far rientrare i dati non liberi. La possibilità di riferirsi a un modello-base offre continui suggerimenti e rimandi sul percorso da compiere e fornisce un’utile guida anche – e forse a maggior ragione – nei casi in cui il candidato non sia completamente libero di scegliere i dati e debba invece in parte discostarsi dalle ipotesi in esso previste o dalle sequenze che lo caratterizzano.
Le
percentuali e le misure consigliate nel modello devono naturalmente intendersi quali valori orientativi e non vincolanti.
Per semplicità, i dati patrimoniali utilizzati come denominatore nel calcolo degli indici economici (ad es. CP1 per il ROE, TI per il ROI ecc.) fanno riferimento alle
consistenze misurate al termine dell’esercizio, pur se al numeratore compare un “dato di flusso” relativo all’intero periodo trascorso (ad es. Rn per il ROE, Ro per il ROI ecc.), come se tali consistenze rappresentassero adeguatamente il valore medio ponderato dello stock.
La stessa semplificazione verrà utilizzata anche per il calcolo degli interessi attivi e passivi del Conto economico, che saranno ottenuti applicando un certo tasso percentuale alle consistenze finali del c/c attivo e/o passivo, dei prestiti obbligazionari, dei mutui passivi, ecc., che si suppongono in tal modo rappresentative degli importi medi fruttiferi.


Si ragiona nel quadro di una piccola impresa industriale costituita sotto forma di s.p.a., in condizioni di discreta redditività e di equilibrio patrimoniale-finanziario.

Premettiamo una legenda dei simboli utilizzati nella trattazione per abbreviare espressioni e formule.

Tabelle dei simboli

Analisi patrimoniale/finanziaria

Analisi economica

Anno n1 STATO PATRIMONIALE

Per definire esattamente le condizioni di equilibrio patrimoniale/finanziario desiderate, iniziamo utilizzando dati riclassificati dal punto di vista finanziario, salvo poi riportarli in un secondo momento nello schema civilistico sulla base della classificazione funzionale. Cominciamo fissando i dati dall’area consolidata (valori attivi e passivi di medio-lungo periodo), passiamo poi all’area corrente (valori attivi e passivi di breve periodo).

S.P. in 10 step
1 Capitale sociale e Riserve
2 Capitale proprio economico
3 Utile dell’esercizio
4 Patrimonio netto
5 Capitale proprio patrimoniale/finanziario (Pn)
6 Immobilizzazioni (In)
7 Passività consolidate (Pc)
8 Totali Attivo circolante, Impieghi (e Fonti), Passività correnti
9 Disponibilità finanziarie, Disponibilità liquide e Rimanenze (Ac)
10 Importi analitici delle Passività correnti (Pc)

Calcolo del CCNFUN

Dallo Stato patrimoniale civilistico ricaviamo il Capitale circolante netto funzionale.
È bene non confondere il CCNFIN con il CCNFUN. Si tratta infatti di due grandezze che, pur presentando elementi comuni, sono basate su presupposti diversi, e offrono dunque risultati generalmente differenti.
Il CCNFIN si ottiene dallo SP rielaborato, viene utilizzato per calcolare gli indici patrimoniali-finanziari ed è influenzato dalle
ipotesi sulla liquidità e esigibilità dei componenti attivi e passivi del patrimonio (ad es. considera tra i debiti a breve i futuri rimborsi delle rate dei prestiti obbligazionari e dei mutui e i futuri dividendi). I pagamenti già programmati e avvenuti nell’anno in relazione a rate di debiti e dividendi non comportano modifiche del CCNFIN, poiché provocano una semplice compensazione tra liquidità e debiti a breve.
Il CCNFUN si ottiene dallo SP civilistico, viene generalmente utilizzato per calcolare i flussi finanziari ed è influenzato dai movimenti di uscita
effettivamente avvenuti nell’anno di calcolo (es. rimborsi delle rate e dei dividendi effettivamente pagati nell’anno), ciò che giustifica, anche letteralmente, il termine di Rendiconto attribuito al documento che comprende le sue variazioni. I pagamenti che avverranno nell’anno futuro influenzeranno il CCNFUN dell’anno corrispondente, ma non comportano effetti sulla grandezza attuale.
Come risulta evidente, il flusso di CCNFIN calcolato sul bilancio riclassificato è frutto di previsioni, mentre il flusso di CCNFUN calcolato sul bilancio civilistico è fondato su movimenti reali.
Considerato che, per esigenze di simmetricità, l’avanzo (disavanzo) che si crea nella zona consolidata del capitale (
margine di struttura allargato funzionale) deve trovare corrispondenza in una uguale eccedenza dello stesso segno nella zona a breve (capitale circolante netto funzionale), il CCNFUN si può ottenere in due modi:
- sommando algebricamente In e Capitale permanente, utilizzando quali
mezzi propri Pn in luogo di CP2 e, come Passività consolidate, oltre ai Debiti per Tfr, il totale dei Prestiti obbligazionari e dei Mutui passivi (al lordo delle rate in scadenza);
- sommando algebricamente Ac e Pb funzionali, laddove le
Passività correnti non accoglieranno né i dividendi programmati né le rate in scadenza dei Prestiti obbligazionari e dei Mutui passivi, ma soltanto i debiti “per loro natura” a breve termine.


Area medio-lungo: Pn, In, Pc

Iniziamo dal Patrimonio netto

Indichiamo in blu i valori di Bilancio

1 Fissiamo in primo luogo l’importo del Capitale sociale.

A I Capitale sociale euro 400.000

Fissiamo poi l’importo delle
Riserve (pari ad esempio alla metà del Capitale sociale e cioè a € 400.000 : 2 = € 200.000) e proponiamo una suddivisione tra le voci di Riserva più importanti.

A IV Riserva legale euro 20.000
A V Riserve statutarie euro 40.000
A VII Altre riserve
- Riserva straordinaria euro 140.000


2 Sommando i valori precedentemente determinati otteniamo il Capitale proprio valido ai fini dell’analisi economica (CP1 = Capitale proprio economico) che ammonta a € 400.000 + € 200.000 = € 600.000.


3 Ipotizziamo un discreto Indice di redditività del capitale proprio (ROE = Rn/CP1%), pari ad esempio al 10%. Attraverso il ROE otteniamo l’Utile dell’esercizio (Rn), calcolando il 10% del Capitale proprio economico: 10% di € 600.000 = € 60.000.

A IX Utile dell’esercizio euro 60.000

ROE = 10% Rendimento netto dell’intera gestione dell’impresa

4 Sommando CP1 e Utile otteniamo il Patrimonio netto (Pn) che ammonta a € 600.000 + € 60.000 = € 660.000.
Totale A del Passivo Patrimonio netto euro 660.000

5 Facciamo un’ipotesi sulla futura destinazione dell’Utile dell’esercizio: metà a dividendo (€ 30.000) e metà ad autofinanziamento (€ 30.000). Sommando al Capitale proprio economico l’autofinanziamento programmato sull’utile corrente si ottiene il Capitale proprio valido ai fini dell’analisi patrimoniale-finanziaria (CP2 = Capitale proprio patrimoniale/finanziario), che ammonta a € 600.000 + € 30.000 = € 630.000.


Passiamo poi alle
Immobilizzazioni e alle Passività consolidate.

6 Definiamo il valore delle Immobilizzazioni. Ipotizziamo che l’azienda presenti una struttura secca negativa, per cui l’Indice di autocopertura delle immobilizzazioni (CP2/In) risulta inferiore a 1.
Supponiamo, ad esempio, che il CP2 copra solamente l’80% dell’
Attivo immobilizzato (In) che ammonta così a € 630.000/0,80 = € 787.500, costituito, per ipotesi, per il 20% da Immobilizzazioni immateriali (€ 157.500) e per l’80% da Immobilizzazioni materiali (€ 630.000).

B Immobilizzazioni € 787.500
B I Immateriali € 157.500
B II Materiali € 630.000

Il Margine di struttura secco (MSS = CP2 – In) è negativo e ammonta a – € 157.500

7 Definiamo il valore delle Passività consolidate. Ipotizziamo che l’azienda presenti una struttura allargata positiva, per cui l’Indice di copertura con capitale permanente (globale) [(CP2+Pc)/In] risulta superiore a 1.
Supponiamo, ad esempio, che il Capitale permanente sia il 120% delle Immobilizzazioni e cioè pari a € 945.000. Le Passività consolidate ammontano dunque a € 315.000 (dati da € 945.000 meno l’importo del CP2 di € 630.000), che possiamo suddividere abbastanza liberamente tenendo 1/3 circa per i
Debiti per TFR (€ 115.000) e il resto (€ 200.000) per i Prestiti obbligazionari (€ 100.000) e i Mutui passivi (bancari) (€ 100.000).

Passività consolidate € 315.000
C Debiti per TFR € 115.000

- quota D1 esigibili oltre l’anno
Prestiti obbligazionari € 100.000
- quota D4 esigibili oltre l’anno
Mutui passivi € 100.000
Lo Stato patrimoniale civilistico non distingue i debiti per scadenza, per cui la collocazione in Bilancio dei prestiti obbligazionari e dei mutui deve tener conto anche delle quote a breve termine (vedi più avanti al punto 10)

Il Margine di struttura allargato (MSA = CP2 + Pc – In) è positivo e ammonta a € 157.500

Area breve: Ac, Pb

Passiamo infine all’area del breve e ai Totali. Iniziamo dai dati complessivi dell’Attivo circolante, degli Impieghi e delle Fonti e delle Passività correnti.

8 Definiamo in primo luogo il valore dell’Attivo circolante complessivo e il Totale Impieghi (e Fonti). Fissiamo un certo Indice di rigidità degli impieghi (In/TI%) pari, ad esempio, al 60%. Ciò significa che le Immobilizzazioni rappresentano il 60% del Totale impieghi, laddove l’Attivo circolante ne rappresenta il 40%, percentuale che definisce l’Indice di elasticità degli impieghi (Ac/TI%).
Il
Totale Impieghi (TI) e l’importo, uguale, del Totale Fonti (TF) si trovano eseguendo dunque In/0,60, e cioè € 787.500/0,60 = € 1.312.500, e l’Attivo circolante (Ac) si ottiene per differenza con le Immobilizzazioni (€ 1.312.500 – € 787.500 = € 525.000) o facendo il 40% di TI.

Totale Impieghi (= Totale Fonti) € 1.312.500
C Attivo circolante € 525.000


Definiamo poi il valore delle
Passività correnti. Avendo a disposizione il Totale Fonti e gli importi analitici delle fonti a eccezione di quelle a breve, è possibile ottenere, per differenza, l’importo delle Passività correnti (Pb). Eseguendo TF – CP2 – Pc, e cioè € 1.312.500 – € 630.000 – € 315.000, si ottiene infatti Pb = € 367.500.

Lo Stato patrimoniale civilistico non distingue i debiti per scadenza, per cui le passività a breve non trovano autonoma collocazione nel prospetto, che elenca i debiti sulla base della loro provenienza

Il
Leverage (Indice di indebitamento) (TI/CP1) assume un valore pari a 2,19 (dato da € 1.312.500/€ 600.000).

L’
Indice di indipendenza finanziaria (CP2/TI%) assume un valore pari al 48% (dato da € 630.000/€ 1.312.500 X 100).

Il
Grado di capitalizzazione (CP2/CT2) assume un valore pari a 0,92 (dato da € 630.000/€ 682.500).

Per CT2 si intende il Capitale di terzi valido ai fini dell’analisi patrimoniale-finanziaria, che comprende dunque anche i dividendi. CT2 nel nostro caso assume un valore pari a € 682.500 e può essere calcolato in due modi:
- Pc + Pb e cioè € 315.000 + € 367.500
- TI – CP2 e cioè € 1.312.500 – € 630.000


Definiamo infine i dati analitici dell’
Attivo circolante e delle Passività correnti.

9 Definiamo il valore delle Disponibilità finanziarie, delle Disponibilità liquide e delle Rimanenze. Facciamo l’ipotesi che l’azienda presenti una tesoreria negativa, per cui l’Indice di liquidità [(Li+Ld)/Pb] risulta inferiore a 1.
Supponiamo, ad es., che la parte finanziaria dell’Attivo circolante sia solamente l’80% delle Passività correnti. La somma delle
Liquidità immediate (Li) e delle Liquidità differite (Ld) è dunque pari a € 294.000 (80% di € 367.500) che supponiamo sia costituita solamente per il 10% da Li (10% di € 294.000 = € 29.400) e per il resto da Ld (€ 264.600).

C IV Liquidità immediate € 29.400
1) Banca € 28.000
3) Cassa € 1.400
C II Liquidità differite € 264.600
1) Crediti v/clienti

Il Margine di tesoreria (MTE = Li + Ld – Pb) è negativo e ammonta a – € 73.500

Al punto 7 abbiamo fissato un Margine di struttura allargato positivo, pari a € 157.500, cui corrisponde, nei dati a breve, un Capitale circolante netto positivo di uguale importo.
L’
Indice di disponibilità (Ac/Pb) risulterà maggiore di 1 e pari a 1,43 (dato da € 525.000/€ 367.500). A queste condizioni, il valore delle Scorte (Rm) copre il disavanzo secco di tesoreria e assicura l’avanzo di breve ipotizzato. Allora: Rm = valore negativo di MTE + CCN e cioè € 73.500 + € 157.500 = € 231.000.

C I Rimanenze € 231.000
1) Materie prime € 100.000
4) Prodotti finiti € 131.000

Il Capitale circolante netto (CCN = Ac – Pb) è positivo e ammonta a € 157.500

10 Anche l’importo sintetico delle Passività correnti (€ 367.500) deve essere disaggregato negli importi analitici dei debiti di breve periodo.
Occorre tener conto dei dati assunti in precedenza (in particolare dell’importo dei
Dividendi di € 30.000 già definito al punto 5).

- Dividendi € 30.000
Il dato, analogamente al valore dell’autofinanziamento programmato, non viene esposto nello Stato
patrimoniale, che indica unicamente il risultato economico totale in A IX
- quota D1 esigibili entro l’anno
Prestiti obbligazionari € 10.000
- quota D4 esigibili entro l’anno Mutui passivi € 20.000
- quota D4 C/c passivi € 80.000
- D7 Debiti v/fornitori € 189.500
- D12 Debiti tributari € 20.000
- D13 Debiti verso Istituti previdenziali € 18.000


Riepiloghiamo alcune informazioni in tema di debiti, utili ai fini della redazione del Bilancio civilistico:
D1 di Bilancio (
Prestiti obbligazionari) ammonta a € 100.000 + € 10.000 = € 110.000
D4 di Bilancio (
Debiti verso banche) ammonta a € 100.000 + € 20.000 = € 120.000 (Mutui passivi) + € 80.000 (C/c passivi) = 200.000.

D1 Prestiti obbligazionari € 110.000 di cui esigibili oltre l’anno € 100.000
D4 Debiti verso banche € 200.000 di cui esigibili oltre l’anno € 100.000


Riportiamo i dati nel prospetto di
Stato patrimoniale del Bilancio d’esercizio civilistico.

Stato patrimoniale (art. 2424 CC)




Il Capitale circolante netto (funzionale) dell’esercizio n1 si ottiene dalla somma algebrica Pn + Pc – In (NB utilizziamo i dati funzionali del Bilancio civilistico) e ammonta a € 660.000 + € 345.000 – € 787.500 = € 217.500

La differenza di euro 60.000 tra il CCNFUN (€ 217.500) e il CCNFIN precedentemente ottenuto su dati rielaborati (€ 157.500) è dovuta ai dividendi programmati (€ 30.000) e alle rate di rimborso dei Prestiti obbligazionari e dei Mutui passivi (€ 30.000 complessivi), che impoveriscono il secondo, laddove il primo non è invece interessato da corrispondenti movimenti, che non sono stati inseriti nell’esempio.

Anno n1 CONTO ECONOMICO
In assenza di valori appartenenti alla gestione accessoria,
utilizziamo direttamente lo schema civilistico. Procediamo dal basso verso l’alto, iniziando dalla riga di risultato, l’ultima, che riguarda l’Utile dell’esercizio già indicato nello Stato patrimoniale.

C.E. in 10 step
1 Risultato economico (23)
2 Imposte sul reddito e Risultato lordo (22)
3 Area straordinaria e Area delle rettifiche di valore di attività finanziarie (E, D)
4 Area finanziaria: Proventi e oneri finanziari (C)
5 Differenza A – B (A – B)
6 Valore della produzione: Vendite e Variazione delle rimanenze di prodotti finiti (A)
7 Costi della produzione: Totale B e Disaggregazione in quattro componenti
8 Consumi materie prime: Acquisti e Variazione delle rimanenze di materie prime
9 Costi del personale
10 Ammortamenti e Costi per servizi (saldo di B) (B)

Considerata la generale interdipendenza tra le rappresentazioni patrimoniali e le cause reddituali, quando nei dati a scelta si connettono a sistema i valori del Conto economico con i valori dello Stato patrimoniale occorre fare molta attenzione a evitare incongruenze. Questo soprattutto nei casi in cui alcuni dati, per semplicità, vengono definiti attraverso l’applicazione pura e semplice di percentuali riflettenti certe ipotesi nella composizione di gruppi riassuntivi di valori. Qui risulterà indispensabile verificare la reciproca compatibilità dei dati inseriti nei due prospetti.

Chiamiamo “
vincoli di sistema” (VS) le correlazioni che devono essere rispettate, a volte con precisione, altre volte con una maggior elasticità, tra dati dello Stato patrimoniale e dati del Conto economico.
Alcuni legami sono più forti e evidenti, altri magari più deboli e più difficili da percepire, ma altrettanto importanti. Ad es., mentre il valore indicato quale
Utile dell’esercizio al rigo 23) del Conto economico deve essere obbligatoriamente uguale al valore indicato al rigo A IX del Passivo dello Stato patrimoniale, è plausibile, e quindi soltanto opportuno, che, salvo particolari circostanze, il valore indicato quale Trattamento di fine rapporto al rigo B) 9) c) del Conto economico non sia di importo superiore a quello segnato nei Debiti per Tfr in C del Passivo dello Stato patrimoniale.

1 Riprendiamo il dato di Risultato economico già ottenuto durante la redazione del conto patrimoniale.

Rigo 23
Utile dell’esercizio euro 60.000


2 Ipotizziamo un Indice di carico fiscale (Imposte sul reddito/Rl%) pari ad esempio al 50% del risultato prima delle imposte. In questo modo le Imposte sul reddito sono pari al Reddito netto (€ 60.000) e il Risultato lordo ammonta a € 120.000. Attraverso un calcolo percentuale le Imposte si ottengono con € 60.000/50 X 50 = € 60.000 e il Reddito lordo con € 60.000/50 X 100 = € 120.000 (o con € 60.000 + € 60.000).

Utilizziamo per semplicità una percentuale media complessiva di tassazione. Per il calcolo “esatto” delle imposte indicate al rigo 22 si dovrebbe procedere separatamente per l’Ires e per l’Irap, applicando le relative aliquote d’imposta alle due corrispondenti basi imponibili, ciascuna definita con specifici criteri fiscali.

Rigo 22
Imposte sul reddito dell’esercizio € 60.000
Risultato prima delle imposte € 120.000


3 Risaliamo all’Area straordinaria (E - Proventi e oneri straordinari) e all’Area (finanziaria) delle Rettifiche di valore (D - Rettifiche di valore di attività finanziarie) lasciando a zero gli importi.

Area E = 0
Area D = 0


4 Passiamo all’Area finanziaria (C - Proventi e oneri finanziari) e facciamo alcune ipotesi sugli interessi attivi e passivi.
In merito ai
Proventi finanziari supponiamo che gli interessi attivi lordi riguardino i C/c attivi e ammontino al 3% del valore di fine anno, che si suppone corrisponda approssimativamente alla consistenza media del conto (3% di € 28.000 = € 840).
Per quanto riguarda gli
Oneri finanziari calcoliamo gli interessi passivi applicando, sempre sulle consistenze finali, un tasso pari al 6% sui prestiti obbligazionari (6% di € 110.000 = € 6.600) e sui mutui passivi (6% di € 120.000 = € 7.200) e un tasso del 9% sui C/c passivi (9% di € 80.000 = € 7.200). Gli Oneri finanziari complessivi ammontano dunque a € 6.600 + € 7.200 + € 7.200 = € 21.000 e l’Area C salda con un risultato negativo pari a euro 840 – € 21.000 = – € 20.160.

Area C
Proventi finanziari C 16 d) € 840
Oneri finanziari C17) € 21.000
Totale C = – € 20.160


L’
Indice di onerosità del capitale di credito (ROD = Of/CT1%) assume un valore pari a 3,22% (dato da € 21.000/€ 652.500).

Per CT1 si intende il Capitale di terzi valido ai fini dell’analisi economica, che non comprende dunque i dividendi.
CT1 nel nostro caso assume un valore pari a € 652.500 e può essere calcolato in due modi:
- CT2 – Dividendi e cioè € 682.500 – € 30.000
- TI – Pn e cioè € 1.312.500 – € 660.000


5 Risaliamo alla Differenza A – B aggiungendo al Risultato lordo (€ 120.000) il saldo negativo di C (€ 20.160). Il valore così determinato € 140.160, in assenza di componenti accessorie non caratteristiche, corrisponde al Reddito operativo.
È utile calcolare l’
Indice di redditività del capitale investito (ROI = Ro/TI%) rapportando il Reddito operativo così determinato al Totale Impieghi: 140.160/1.312.500 X 100 = 10,68%.

A – B (Reddito operativo) = € 140.160

ROI = 10,68% Rendimento lordo della sola gestione caratteristica dell’impresa

L’Indice di incidenza della gestione non caratteristica (Rn/Ro) assume un valore pari a 0,43 (dato da € 60.000/€ 140.160).

6 Definiamo i dati dell’Area della produzione cominciando dalla zona “positiva” (A - Valore della produzione).
Iniziamo dalle
Vendite di prodotti finiti, che possono essere determinate fissando un certo Indice di redditività delle vendite (ROS = Ro/Ve%), inferiore al ROI, pari ad esempio all’8%. Le vendite ammontano così a € 140.160/0,08 = € 1.752.000.

Area A
A1 Vendite euro 1.752.000

ROS = 8% Rendimento lordo delle vendite: quota di Reddito operativo che residua su 100 € di ricavi di vendita


Definiamo poi la
Variazione delle scorte di prodotti finiti. Dopo aver controllato la consistenza finale, che è pari a € 131.000, ipotizziamo ad esempio un aumento di € 16.000, che com’è noto viene indicato con segno più in A2.

A2 Variazioni delle rimanenze di prodotti finiti € 16.000
Totale A = € 1.768.000


L’
Indice di rotazione degli impieghi (Ve/TI) assume un valore pari a 1,33 (dato da € 1.752.000/ 1.312.500).

7 Concludiamo i dati dell’Area della produzione passando alla zona “negativa” (B - Costi della produzione), determinandone in primo luogo il totale complessivo, semplicemente sottraendo dal Totale A (€ 1.768.000) la differenza positiva A – B (€ 140.160) = € 1.627.840.

Totale B = euro 1.627.840

La
disaggregazione del totale B (€ 1.627.840) nei singoli elementi componenti può avvenire in un primo momento inserendo le quattro categorie di costi principali, che, per ipotesi, assorbono le seguenti quote percentuali di B: Consumi materie prime 50%, Costi del personale 20%, Ammortamenti 10%, Costi per servizi 20% (residuo) e suddividendo poi le categorie in voci più analitiche (le suddivisioni proposte sono soltanto a titolo esemplificativo).

Le
singole voci analitiche dei costi potranno essere ottenute seguendo indicativamente le percentuali di massima indicate nella tabella seguente (se lo si ritiene opportuno è possibile arrotondare i valori):



8 Consumi materie prime 50%. Come ipotizzato, i consumi di materie prime ammontano al 50% di € 1.627.840 = € 813.920. Nel Conto economico occorre disaggregare il consumo nelle due componenti: Acquisti e Variazione delle rimanenze, da indicare rispettivamente alle voci B6 e B11. Occorre in primo luogo definire la Variazione delle scorte di materie prime. Dopo aver controllato la consistenza finale, che è pari a € 100.000, ipotizziamo ad esempio un aumento di € 10.000, che com’è noto viene indicato con segno meno in B11.

Gli
Acquisti di materie prime ammontano dunque a € 813.920 + € 10.000 = € 823.920, parte consumati nell’anno e parte andati a stoccaggio.

B6 € 823.920
B11 – € 10.000


9 Costi del personale 20%. Come ipotizzato, i costi totali per il personale da indicare in B9 del Conto economico ammontano al 20% di euro 1.627.840 = euro 325.568.
Calcoliamo in primo luogo il
Tfr, Rigo B 9 c), facendo il 5% di B9, ottenendo euro 16.278 (arrotondato).

Calcoliamo la differenza (€ 325.568 – € 16.278 = € 309.290) e la distribuiamo tra Salari e stipendi (rigo B 9 a) e Oneri sociali (rigo B 9 b) nella proporzione di 70% e 30%:
Salari e stipendi 70% di € 309.290 = € 216.503, Oneri sociali 30% di € 309.290 = € 92.787.

B9 € 325.568
a) € 216.503
b) € 92.787
c) € 16.278


10 Ammortamenti 10%. Come ipotizzato, gli ammortamenti totali da indicare in B10 del C.E. ammontano al 10% di € 1.627.840 = € 162.784. La suddivisione tra gli Ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali (B 10 a) e materiali (B 10 b) può essere eseguita rispettando il peso delle due categorie già fissato a livello patrimoniale e attribuendo così (con arrotondamento dei valori) agli Ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali il 20% del totale (€ 32.557) e agli Ammortamenti delle immobilizzazioni materiali l’80% (€ 130.227).

B10 € 162.784
a) € 32.557
b) € 130.227


Costi per servizi 20% (residuo). I costi per servizi da indicare in B7 del Conto economico si ottengono per differenza, calcolando il valore residuale dei costi di B: Totale € 1.627.840 – Consumi materie € 813.920 – Costi del personale € 325.568 – Ammortamenti € 162.784 = € 325.568 (che, come ipotizzato, corrisponde al 20% del totale B).
B7 euro 325.568

Riportiamo i dati nel prospetto di
Conto economico del Bilancio d’esercizio civilistico:

Conto economico (art. 2425 c.c.)