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PROTAGONISTI DELLA FISICA
sezione
C
La fisica del movimento
182
Forza e velocità
secondo Aristotele
Aristotele sosteneva che per far
muovere un oggetto e mantenerlo
in movimento fosse necessaria una
forza. Al cessare della forza il moto
si sarebbe arrestato.
Questo non è vero, ma a prima vi-
sta può sembrare plausibile: per far
muovere un carro i cavalli non devo-
no mai smettere di tirare.
In realtà la forza dei cavalli serve a
bilanciare gli attriti. Se si considera-
no tutte le forze in gioco, comprese
la resistenza dell’aria e l’attrito fra
le ruote e il suolo, quando il carro
si muove a velocità costante la for-
za complessiva agente su di esso è
nulla.
I piani inclinati
di Galileo
Se facciamo rimbalzare una pallina
di gomma sul pavimento, questa ri-
sale quasi fino allo stesso punto da
cui l’abbiamo lasciata cadere.
Anche Galileo aveva notato che
un corpo, messo in condizioni di
risalire per effetto della velocità
acquistata nella caduta, raggiun-
ge la stessa altezza iniziale in-
dipendentemente dalla traiettoria
seguita.
Una sferetta che rotola giù da un
piano inclinato, se fatta risalire lungo
un secondo piano inclinato, arriva
praticamente alla quota di partenza.
Inoltre, l’altezza raggiunta è sempre
all’incirca la stessa anche se il se-
condo piano ha inclinazione via via
minore
[
fig. b
]
.
Galileo era convinto che, in assenza
di attrito, la quota di partenza e
quella di arrivo sarebbero state esat-
tamente uguali.
fig.a
Una raffigurazione dell’universo aristotelico. Le sfere centrali, che costituiscono
il mondo sublunare, sono sede della terra, dell’acqua, dell’aria e del fuoco. All’esterno
si collocano le sfere celesti.
A
B
C
fig. b
Nell’esperimento dei piani inclinati di Galileo, la quota raggiunta dalla sferetta
sui piani inclinati
A
,
B
,
C
, … è sempre la stessa. La distanza percorsa, invece, aumenta al
diminuire dell’inclinazione del piano rispetto all’orizzontale.
aristotele, galileo e il ruolo delle forze
Scoprire perché un corpo si muove è un problema che ha impegnato scienziati e filosofi fin dall’an-
tichità. Per Aristotele lo stato naturale dei corpi era la quiete, e il principio fondamentale che re-
golava i moti nel mondo terrestre, o sublunare, era la tendenza dei quattro elementi (terra, acqua,
aria e fuoco) a ritornare alla propria sfera di appartenenza
[
fig.a
]
.
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