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capitolo 8
Giovanni Boccaccio
514
benedico figliuolto
33
che m’accese
del suo valor per la virtù di lei,
e che m’ha fatto a lei servo verace,
negli occhi suoi ponendo la mia pace
34
.
84
E benedico i ferventi
35
sospiri
ch’io ho per lei cacciati
36
già del petto,
e benedico i pianti e li martiri
37
che fatti m’ha aver amor perfetto
38
,
e benedico i focosi disiri
tratti del suo più bel che altro aspetto
39
,
perciocché prezzo di sì alta cosa
istati sono, e tanto graziosa
40
.
85
Ma sopra tutti benedico Iddio
che tanto cara donna diede al mondo,
e che tanto di lume ancor nel mio
discerner pose in questo basso fondo
41
,
che ’n lei, innanzi ogni altro, il gran disio
io accendessi, e fossine giocondo
42
.
A che grazie giammai non si porieno
render per uom, quai render si dovrieno
43
.
33
figliuolto
: il tuo figliolo, cioè Cupido,
il dio dell’amore; «figliuolto» ha l’enclisi,
ossia l’unione dell’aggettivo con la parola
che lo precede.
34
m’accese ... pace
: chemi fece innamorare
(«m’accese») tramite la sua virtù, emi ha reso
il suo servo sincero («verace»), avendo ripo-
sto la mia pace unicamente nei suoi occhi.
35
ferventi
: appassionati.
36
cacciati
: fatti uscire fuori.
37
li martiri
: le sofferenze.
38
m’ha ... perfetto
: che mi ha provocato
la forma perfetta d’amore da me provata.
39
i focosi ... aspetto
: i desideri («disi-
ri») d’amore suscitati dai suoi lineamenti
(«aspetto»), più belli di tutti gli altri. «Disi-
ri», in rima con «sospiri» e «martiri», forma
una serie rimica consueta e densa di signifi-
cato poetico tanto da essere considerata un
topos nell’antica tradizione lirica italiana.
40
perciocché ... graziosa
: perché sono
stati («istati») il costo («prezzo») di un
bene così grande («alta cosa») e portatore
di tanta felicità.
41
e che ... fondo
: e che qui giù («in questo
basso fondo», ossia sulla terra) pose nella
mia mente («discerner») così tanto ingegno
(«lume»).
42
che ’n lei ... giocondo
: che verso di lei,
posta al di sopra («innanzi») di qualsiasi
altro valore («altro»), facessi nascere («ac-
cendessi») l’amore («disio») più grande, e di
questo fossi contento («giocondo»).
43
che ... dovrieno
: alla qual cosa non
si potrebbero («porieno») mai da parte
di alcuno («uom») rendere quanti meriti
(«grazie») si dovrebbero («dovrieno»). «Po-
rieno» e «dovrieno» sono le forme antiche
della terza persona plurale del condizionale
presente, rispettivamente di «potere» e di
«dovere».
Analisi del testo
GUida alla lettUra
Il passo tratto dal
Filostrato
può essere suddiviso in due par-
ti: le prime cinque ottave sono incentrate sulla dea Venere,
mentre le ultime tre lodano la donna amata da Troilo.
Rispettando le convenzioni formali della preghiera alla di-
vinità, Troilo inizia con l’invocazione a Venere (ottava 74), di
cui ricorda la genealogia e le virtù; quindi passa in rassegna
le sfere a cui si applica la potenza della dea (ottava 75),
per poi rievocare alcuni esempi in cui Venere ha piegato
al suo volere persino Giove (ottava 76) e Marte (ottava 77);
infine, dall’ambito divino Troilo si sposta a quello umano,
ricordando i benefici che l’influsso di Venere provoca sulla
società umana, generando armonia e amicizia (ottava 78).
Dall’ottava 83 il giovane imposta il motivo della lode della
donna amata contaminandolo, in linea con le convenzioni
del genere della preghiera, con il tema della benedizione:
e così Troilo benedice il giorno del primo incontro e dell’in-
namoramento (ottava 83), le sofferenze e i sospiri d’amore
(ottava 84), e soprattutto Dio per aver fatto venire al mondo
una simile creatura (ottava 85).
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