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capitolo 8
Giovanni Boccaccio
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allora rappresenta nellamaniera più peculiare il modo di essere dei moderni. Il carattere del
singolo individuo umano e lemanifestazioni delle sue doti intellettuali e sensitive vengono
proiettati prepotentemente in primo piano – e da allora ci sono restati. Questo è lo spazio,
mentale e reale, entro cui si collocheranno pressoché tutte le vicende letterarie successive.
9. La fondazione del laico
Se si mettono insieme tutti i diversi elementi che compongono i capitoli riguardanti
l’opera di Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, se ne ricava quella
che si può definire «fondazione del laico»: primato congiunto della lingua letteraria e
dell’eros, nuova coscienza storica, riscoperta progressiva della cultura classica ne costi-
tuiscono i fondamenti principali.
Si tratta della struttura basilare di una nuova cultura, destinata a svilupparsi coerente-
mente con l’Umanesimo e il Rinascimento, che coincide esattamente con il momento
d’inizio di una letteratura nazionale. In questo momento il sostrato lungamente ac-
cumulato di cultura latina medievale, teologia, poesia volgare romanza e rinascenza
classica prende finalmente forma, e da allora si dispiega in scelte sempre più consape-
voli e compiute. Questa fase genetica coincide sostanzialmente con la vita e l’opera di
tre scrittori come Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, e anzi, ne
rappresenta uno dei frutti più cospicui.
Il termine “laico” ha un senso, per i nostri scrittori, assai diverso da quello che noi sia-
mo soliti attribuirgli e, per esempio, non implica una separazione netta né tanto meno
una contrapposizione rispetto all’egemonia, ancora perdurante, della sfera religiosa
cristiana. Il laicismo dei tre scrittori consiste piuttosto nello sforzo di affermare la totale
ammissibilità dell’esperienza letteraria dentro quella perdurante egemonia, di cui non
si discute minimamente la legittimità.
Non vi possono essere dubbi, però, sul senso complessivo delle operazioni compiute
dai tre autori: l’individuazione di una sfera di autonomia di scelte espressive e culturali,
ispirate a valori nuovi, che possono anche avere rapporti con quelli antichi, ma delimi-
tano ormai con esattezza una diversa tipologia dell’operare intellettuale umano. Alla
conclusione di tale processo questa letteratura potrà anche riassorbire motivi e contenuti
di ordine religioso (la
Commedia
ne rappresenta un macroscopico esempio); ma solo
in quanto, appunto, la sua stessa consapevole autonomia gliene aveva dato il diritto.
Nella letteratura italiana non c’è, come nella letteratura in lingua
d’oïl
o in quella di
lingua inglese e tedesca, una lenta e progressiva accumulazione di scoperte affidate
all’inventiva di autori significativi di livello per così dire mediano. C’è, invece, una vera e
propria esplosione dell’accumulazione precedente, un salto di qualità gigantesco nel giro
di pochissimi anni che ha pochi punti di confronto nella storia letteraria di altri paesi.
Dante, Petrarca e Boccaccio costituiscono la prova vivente dell’importanza del genio
nella creazione letteraria e impongono modelli di comportamento e scelte di gusto che
resteranno a lungo dominanti. La letteratura italiana comincia da un punto molto alto,
anzi sublime, nella scala dei valori letterari: quello che segue corre necessariamente il
rischio di apparire non uno sviluppo, ma solo una tranquilla amministrazione di una
eredità forse insuperabile. Naturalmente, questo non sarà vero in tutti i casi, anzi ci sa-
ranno grandi autori che riusciranno o a inventare campi totalmente nuovi o a lavorare
di fino sui margini lasciati liberi dalle indicazioni dei tre grandi “padri”.
Fondazione della
letteratura nazionale
laicità come autonomia
dell’esperienza
letteraria
Un inizio fulminante
e un’eredità difficile
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